La Storia siamo Noi – RAFAEL BONDI
L’intervista con Rafael Bondi è stata particolare sia perchè lui abita da tantissimi anni in Brasile e, quindi, abbiamo fatto una telefonata intercontinentale via Whatsapp, calcolando anche il fuso orario e, poi, per l’aspetto sentimentale, perché abbiamo lo stesso cognome .
“Ho origine italiana perchè i miei nonni erano di Viterbo e sono venuti in Brasile negli anni cinquanta a cercare lavoro e sono rimasti in questa splendida terra”.
Quando e come sei arrivato ad Arezzo?
“Sono arrivato ad Arezzo nell’estate del 2006, proveniente da Messina, dove avevo giocato in serie A (11 presenze, ndr), anche se ero di proprietà del Teramo, che mi aveva ceduto in prestito in Sicilia. Nonostante avessi ricevuto una bella offerta dal Frosinone, quando si prospettò la possibilità di venire ad Arezzo, la colsi al volo perchè mi avevano convinsero di più i dirigenti amaranto e, soprattutto, la bellezza della città. E così la squadra amaranto comprò il mio cartellino.
Quale fu l’impatto con la tifoseria e la città?
L’impatto con la tifoseria lo ricordo eccellente anche perchè avevo un grande rapporto con il pubblico che apprezzava l’impegno e la voglia che mettevo in campo; ancora oggi mi sento con alcuni tifosi tramite messaggi ed il legame è rimasto sempre forte. Poi la città è stupenda e ce ne siamo innamorati subito, in quanto tanto che io e mia moglie ci abbiamo vissuto per anni e qui è nato anche nostro figlio Luca.
Che rapporto avevi con i compagni di squadra e chi erano i tuoi compagni preferiti?
Mi sono sempre trovato bene con i tutti i compagni, ma nei 3 anni passati ad Arezzo avevo stretto un rapporto particolare con Goretti, Croce, Andrea Bricca e con Togni, che è brasiliano come me.
Che rapporto hai avuto con gli allenatori e tuo allenatore preferito.
Quando sono arrivato ad Arezzo avevo come mister Antonio Conte, che era alla sua prima esperienza da capo allenatore, ma già si vedevano l’attenzione e la voglia con le quali guidava la squadra, supportata dalla grandissima esperienza passata come calciatore. Poi arrivò Sarri e fin da subito con lui mi trovai bene, perchè Maurizio era un perfezionista; oltretutto con lui sono stato a giocare anche in altre squadre (Perugia, Grosseto, Alessandria e Sorrento) perchè si era creato un bel rapporto professionale ed umano.
Che tipo di giocatore era Rafael Bondi?
Era un giocatore discontinuo, ma che amava giocare libero, senza tanti vincoli e schemi da seguire. La mia posizione era da trequartista, libero di svariare sul fronte di attacco, ma potessi tornare indietro non giocherei in quella posizione. E dove allora? Farei il centravanti perchè corrono meno, fanno tanti goal e guadagnano di più (ahahahha)!!
La partita più importante ed il tuo goal più importante?
La partita che ricordo con maggiore trasporto è certamente Arezzo-Sorrento 6-5 (18 gennaio 2009 per noi goal di Chianese 3, Beati, Lauria e Matute – per il Sorrento Myrtaj 3, La Vista, Biancone), perchè fu un incontro pazzo ed irripetibile, non è mai più capitato di vedere 11 goal in una sola partita, con il pubblico che ci ha spinto fino alla fine. A livello personale ricordo con grandissimo piacere il goal a Napoli su calcio di punizione (Arezzo-Napoli 2-2 17 febbraio 2007), con la parabola di mancino alla “Diego”!
Come avete vissuto voi compagni la stagione con il -6 in classifica e la partita farsa juve-spezia
Se deve dirla tutta fu una schifezza, perchè ci fecero partire con 6 punti di penalizzazione e non eravamo per nulla colpevoli (ci ricordiamo tutti la famosa telefonata nella quale due soggetti assolutamente estranei alla società amaranto citavano un Arezzo- Salernitana 1 a 0 del 14/5/2005) e se ci pensi la Juventus, cui venivano addossate tutte le responsabilità di Calciopoli, prese un – 9. Poi anche sulla squadra bianconera avrei mille cose da dire perchè venne ad Arezzo a vincere 5 a 1 e poi si fecero battere in casa dallo Spezia. Non volevo crederci perchè è stata una pagina nerissima per il calcio!
Perchè andasti via e proprio a Perugia?
Dopo tre anni ero in scadenza di contratto e dovevo rinnovare, anche perchè l’anno appena concluso (2008/09) avevo fatto abbastanza bene con 32 presenze e 4 goal; purtroppo non riuscii a trovare l’accordo con il Presidente Mancini, che non fece nulla per convincermi a restare e per questo scelsi la città più vicina ad Arezzo, dove nel frattempo avevo deciso di vivere con la mia famiglia. Avevo ricevuto offerte importanti anche da Crotone, ma era troppo lontano; tutti i giorni io, Benassi e il Prof Bertini facevamo avanti e indietro con la macchina.
Non mi ha pesato andare a Perugia perchè ho sempre pensato da professionista, indipendentemente dalle rivalità delle città. Sarei rimasto molto volentieri ad Arezzo, dove vivevo, ma non fu possibile e per questo mi guardai intorno, pensando per prima cosa alla mia famiglia.
Perchè sei tornato in Brasile?
Sono stato 17 anni in Italia e mi sono trovato benissimo, ma mi mancavano la mia terra e tutti i miei cari; appena tre mesi dopo il mio ritorno in Brasile è venuto a mancare mio padre e questo mi ha fatto capire tante cose.
Segui l’Arezzo e cosa pensi del calcio ai tempi del Covid?
Mi interesso sempre all’Arezzo perchè sono sempre legatissimo alla città ed ai tifosi. Cerco sempre di informarmi sul risultato delle partite ed adesso con i social è facile anche tenersi in contatto con i miei amici aretini. Mi sento spesso con Aniello Cutolo che ho conosciuto in Italia come avversario – la prima volta ci siamo incontrati nella stagione 2003/2004 nel derby Cavese-Giugliano – e poi abbiamo fatto insieme il ritiro a Perugia, prima che lui venisse ceduto al Crotone; non ho mai avuto la fortuna di giocarci insieme, ma lo stimo troppo come calciatore “è veramente forte” e, soprattutto, come persona.
É difficile in situazioni del genere parlare di calcio. In Brasile la situazione è migliorata, rispetto all’ondata di primavera-estate, mentre vedo che in Italia la cosa sta peggiorando. Vedere le partite senza pubblico è un brutto colpo al cuore e, quindi, non so neanche se abbia senso giocare con gli stadi vuoti.
Cosa fai adesso?
In Brasile ho aperto una bella palestra di fitness ed ho preso il tesserino come allenatore di calcio in attesa di ritagliarmi un nuovo ruolo nel mondo del futbol.
Aneddotto
Mi ricordo con grandissimo piacere le cene che organizzava il nostro grande magazziniere Nanni (Sarrini) a base di cinghiale; facevamo delle mangiate e delle risate spettacolari, era veramente un divertimento e tutto ciò che tenevano unito ancora di più il gruppo.
Rafa da giocatore mi era sempre piaciuto perchè ci metteva il cuore in campo ed ha sempre onorato la maglia; poi sarà che ci chiamiamo nello stesso modo e per questo gli sono particolarmente legato, così come lui è legato alla nostra grande città.
Grande Rafa! Forza Arezzo!
di David Bondi