Pillole amaranto – L’Arezzo di Antonio Valentin Angelillo
Se il secondo Arezzo di Ballacci è stato la cotta adolescenziale per il Cavallino, l’avvento di Angelillo alla guida degli amaranto ha coinciso con la passione sfrenata. Un amore coinvolgente, in grado di non farti pensare ad altro ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. E’ stato il periodo in cui la città, la società e la tifoseria tutta volevano rialzare la testa dopo anni bui e far vedere a tutta Italia di essere tornati. Andare a giocarci le partite a Milano, Roma, Bari, Palermo, Bologna ecc., con la consapevolezza di essere una squadra importante e una tifoseria in grado di farsi rispettare, era coinvolgente emotivamente e fisicamente. Quindi stadio pieno, gioco, risultati e alla guida della squadra un grande mister.
Antonio Valentin Angelillo da calciatore ebbe una carriera sfavillante e chiacchierata di cui non sto a parlare, non interessa. L’allenatore giunse ad Arezzo dopo tanta gavetta nelle squadre minori, che lo avevano fatto apprezzare e salire gradino dopo gradino fino alla promozione in serie A, ottenuta alla guida del Pescara nell’anno 78/79. Ad Arezzo subentrò a Pierino Cucchi nella stagione 80/81, conquistando subito la coppa Italia di serie C e raddrizzando una stagione partita con tante ambizioni, ma che rischiava di naufragare per la scarsa sintonia che si era creata fra Cucchi e la squadra, che mal sopportava i pressanti carichi di lavoro imposti. Angelillo, allenatore pragmatico, capace di coinvolgere tutti i giocatori nel progetto, riuscì a cementare il gruppo e l’annata diventò la base su cui costruire la promozione in serie B dell’anno successivo. La squadra era composta da: Baldi, Barbana, A. Berti, Botteghi, Brignani, Butti, G.Carboni, Cau, Cocciari, De Filippis, Doveri, G.Ghiandai, Giacinti, Gritti, Malisan, Mangoni, Neri, Poponcini, Quercioli, Razzoli, Settini, Tacchi, Tassara, Vittiglio, Zandona, Zanin, Zanoli. Molti nomi li ritroviamo nelle annate successive e saranno protagonisti di quelle annate splendide.
La stagione successiva la squadra fu ritoccata in un paio di pedine fondamentali, con l’arrivo del portiere Pellicanò e il jolly Lombardo che si ritagliò uno spazio importante.
La squadra giocava a memoria, con una difesa solida guidata da un leader come Zandonà, che riusciva ad esaltare e dare tranquillità a tutto il reparto, Doveri, Zanin, Butti e Lombardo che si alternavano, con un centrocampo dove alle gometrie di Malisan si sommavano le corse di Mangoni, l’estro di Botteghi e Neri oltre che un attacco dove Vittiglio svolgeva il lavoro sporco e Gritti finalizzava il tutto. Il campionato filò liscio per la sua gran parte, la squadra salda in testa, vittorie in casa e pareggio in trasferta durante il girone di andata. La prima sconfitta fu a Reggio Calabria, alla 5ª di ritorno, poi qualche pareggio interno e la sconfitta di Benevento della 31ª giornata, misero un po’ di sale alla coda del campionato, ma 3 vittorie consecutive sistemarono tutto e assegnarono il primo posto finale. I gladiatori di quella stagione furono: Ardimanni, Botteghi, Butti, Carboni G., Doveri, Giacinti, Gritti, Lombardo, Malisan, Mangoni, Moro, Neri, Pellicanò, Perico, Quercioli, Tassara, Vittiglio, Zandonà, Zanin.
Nella stagione successiva in una Serie B, dove militavano Palermo, Milan, Atalanta, Bari, Bologna, Perugia, Lazio e compagnia bella, alla squadra fu chiesta una onorevole salvezza.
E tale fu, anche se nel girone di andata la squadra mostrò per lunghi tratti un gioco efficace e continuità di risultati, rimanendo a lungo dietro le prime ed alimentando l’ammirazione degli addetti ai lavori. Quella squadra che, rispetto all’anno precedente, aveva perso il bomber Tullio Gritti, sulla carta non appariva certo rinforzata se non nella rosa generale, con l’innesto di qualche giocatore esperto della categoria. La differenza la fece l’ossatura (solida) della C e il lievitare di rendimento di calciatori come Butti, Pellicanò, Zandonà, Neri e Mangoni, che trascinarono tutti i compagni sopra ogni possibilità, o come Doveri, di una grinta incredibile da trascinare lo stadio. Di quell’annata ricordi indelebili rimangono l’esordio casalingo nella nuova curva sud, le trasferte di Milano, Roma, Bologna, il pienone e la grande partita di Arezzo contro il Milan, e il ritorno di scontri sognati e sentiti come quelli con i rivali di oltretrasimeno, ma soprattutto il fatto di essere tornati nel calcio vero….e che calcio!
I protagonisti di quell’annata furono: Arrighi, Barbieri, Belluzzi, Botteghi, Brunello, Butti, Castronaro, Doveri, Frigerio, Innocenti, Malisan, Mangoni, Neri, Pellicanò, Raise, Reali, Sartori, Traini, Zandonà, Zanin.
L’annata del 83/84, è stata per me l’annata piu bella del calcio aretino. Una squadra solida, rinforzata da giocatori come Minoia, Pozza, Riva, una società ambiziosa ed un ambiente carico a mille riuscirono a sfiorare veramente la grande impresa. La beffa fu pareggiare in casa due scontri decisivi a febbraio-marzo (oltre al pareggio interno con l’empoli) con Cremonese e Atalanta. Purtroppo a quella squadra faceva difetto la mancanza di un bomber da doppia cifra, in grado di togliere le castagne dal fuoco quando la partita si incattiviva. Girone di andata con partenza fulminante, nonostante la sconfitta di Cremona alla 2ª giornata, dopo l’8ª alla vigilia di due scontri interni consecutivi eravamo primi con un 2 o 3 punti di vantaggio, ma una flessione di rendimento e un pò di sfortuna ci fecero perdere la testa ed il vantaggio accumulato, mettendoci nella scomoda veste di inseguitori.
La squadra di Angelillo proseguì comunque la sua marcia, tra un guizzo di Traini, i gol di Sella e il solito grande rendimento del gruppo storico della serie C, riuscì a concludere il campionato al 6° posto con tanti rimpianti. I protagonisti di quella ultima stagione “vera” di Angelillo sulla panchina degli amaranto furono: Butti, Carbonari, Dell’Uomo, Di Carlo, Doveri, Ferrante, Macina, Malisan, Mangoni, Marmaglio, Minoia, Neri, Pellicano, Pozza, Riva, Sella Traini, Zandonà e Zanin.
Il ritorno del Mister avvenne in una stagione maledetta, quella 1987/1988. Incredibilmente, a leggere i nomi della rosa, potevamo formare due squadre in grado di primeggiare in serie B, la società era forse la più dotata a livello economico della nostra storia e l’allenatore Bolchi fu strappato ad una squadra che aveva appena portato in serie A. Voglio cominciare da qui. I vari Allievi, Bastogi, Bellopede, Boschin, Butti, Cammarieri, Carrara, Dell’Anno, De Stefanis, Di Mella, Ermini, Facciolo, Fantini, Incarbona, Mangoni, Minoia, Muratori, Nappi, Orsi, Pozza, Rondini, Ruotolo, Sereni, Silenzi, Ugolotti, Tovalieri, riuscirono nell’impresa non di vincere il campionato, ma di arrivare ultimi e staccatissimi. Angelillo subentrò alla 22ª giornata, trovò un ambiente spaccatissimo e non riuscì, nemmeno un maestro come lui, a far remare tutti dalla stessa parte: zero vittorie fu il suo score. Si trattò di un tramonto molto triste sulla sua avventura amaranto, che non avrebbe meritato, come i grandi amori che finiscono, dove i momenti peggiori offuscano i ricordi più belli. Ma chi ha vissuto quelle stagioni non potrà mai dimenticare quel condottiero, quelle squadre e quei ragazzi che andavano sui campi di tutta Italia a mostrare un gioco del calcio, forse non spumeggiante, ma fatto di grinta, orgoglio e senso di appartenenza che ho rivisto in poche altre nostre squadre.
di Vecchia Guardia