Alò che s’arbeve – Trasferta di Lecco
Alzi la mano a chi sono piaciuti i Promessi Sposi a scuola: a nessuno, eppure i tifosi aretini dal cuore impavido che andranno a Lecco, nell’altro ramo del lago, troveranno le tiepide atmosfere del Manzoni e molti paesaggi del Lario suggestivi e da cartolina. Perché proprio Lecco, è la principale città del celebre romanzo storico, poi perché a Villa Manzoni lo scrittore ha trascorso la sua infanzia e l’adolescenza, prima di trascorrere gli anni parigini con la madre Giulia Beccaria e poi vivere nella sua villa di Brusuglio a Milano. “Un paese che chiamerei uno dei più belli al mondo”, così Alessandro Manzoni definisce la bella Lecco. Proprio questa città, allora borgo, è stata fonte di ispirazione per la stesura di uno tra i romanzi più conosciuti al mondo: I Promessi Sposi, la storia d’amore tormentata tra i giovani Renzo e Lucia, ambientata nei rioni di Lecco e zone limitrofe nel Seicento, quando era sotto la dominazione spagnola. “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno…ecco come iniziano I Promessi Sposi nel quale lo scrittore descrive in parole e fa una splendida fotografia di Lecco e del territorio circostante. Sembra quasi che lo scrittore l’abbia vista dal lago e poi dall’alto, una descrizione davvero perfetta di quello che era Lecco ai suoi tempi, e della quale ancora restano tutti quei gioiosi tratti naturalistici, stretta tra lago e montagne, un lago “tutto a seni e golfi”.
La prima cosa che i tifosi aretini non si devono perdere, è una passeggiata nello splendido e romantico lungolago. E’ d’obbligo visitare la Basilica di San Nicolò, conosciuta come il “matitone”, e salire poi nel campanile con i suoi 96 metri di altezza e 400 scalini da fare, è la seconda torre campanaria più alta d’Italia, da lassù il panorama del lago è idilliaco. Molto bello è anche il Ponte Azzone Visconti, costruito tra il 1336 e il 1338, che si trova, come scrive il Manzoni, nel punto “in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia”. Da vedere è anche Villa Manzoni, residenza estiva e fonte di ispirazione per la realizzazione dei Promessi Sposi. Proprio da queste stanze il poeta poteva ammirare la stupenda cornice delle montagne di Lecco e godere del dolce fluire delle acque del fiume Adda e del suo lago. La villa è stata costruita nel 1600 attorno a un cortile porticato, presenta una struttura tipicamente neoclassica, con una facciata scandita in pietra arenaria e sul lato destro si trova un parco, coltivato a vite e gelsi per l’allevamento dei bachi da seta. Ancora da non perdere è una passeggiata a Pescarenico, un villaggio di pescatori che ha mantenuto integro il suo fascino nel tempo, è davvero incantevole guardarlo dalla sponda opposta del fiume Adda in cui si specchia, incorniciato dalle montagne lecchesi; i suoi vicoli si snodano attorno alla centrale Piazza Era e lungo l’Adda si vedono le barche che colorano la riva. Passeggiare per Pescarenico significa riassaporare immagini e profumi di un tempo, se state attenti potreste incontrare Lucia che piange e nel suo intimo dice “Addio monti sorgenti dall’acque”, mentre si allontana in barca lungo l’Adda, vedendo in lontananza il suo amato Renzo e il caro paese di Lecco che se ne vanno.
Se avete ancora tempo per girellare non può mancare un giro in battello Lecco – Bellagio – Lecco e scoprire gli angoli più belli del Lario. Al momento di andare a sedere al ristorante scoprirete un tripudio di sapori, che abbracciano montagna e lago, la Brianza, la Valtellina e la Bergamasca. Uno scenario gastronomico unico: risotti, polenta, carni e salumi, formaggi e la preziosa realtà del pesce di lago.
Per quanto riguarda il lago, i più famosi piatti tipici sono i missoltini (sono gli agoni -pesci simili alle aringhe- che vengono sviscerati subito dopo la pesca, passati nel sale e fatti essiccare al sole per cinque giorni), la trota al forno aromatizzata al finocchio e il risotto con i filetti dorati di pesce persico, piatto tradizionale del Lario.
Nella zona brianzola ottima è la rustisciada, piatto tipico fatto con lombo di maiale e salciccia rosolati con cipolle e tanto altro, il coniglio al marsala, il manzo alla California, il maialino con speck e mele oltre ai piatti classici come la verzata, la busecca, la polenta e uccelli, le caramelle al ragù di capriolo, i cotecotti con fagioli e tutti i prodotti della salumeria come le filzette, i salamini e i cacciatorini. Infine, nella zona montuosa, prevalgono il risotto con la luganega (una stupefacente salsiccia fatta a mano), i tagliolini bresaola e tartufo, i pizzoccheri con spinaci e gorgonzola e la celebre polenta gialla, taragna o vuncia gustata insieme alla selvaggina o insieme a un tagliere di formaggio di casera.
Fra i dolci spicca la miascia, a base di farina gialla con uvetta, miele locale e frutta secca, i caviadini, biscotti di pasta frolla e zucchero in grani, gli scapinash ravioli dal ripieno di dolce crema di ricotta e uvetta; la torta resegone invece è diventata il grande dolce classico, il suo impasto, formato da farine di grano saraceno e mais, viene insaporito con marmellata di mirtillo, da una spolverata di zucchero a velo e tanti segreti che noi non si conoscono.
Per annaffiare un indimenticabile risotto ai filetti di pesce persico oppure un risotto con la luganega io consiglio una boccia di vino bianco: Tenuta Montecchio “Le Bressane” Chardonnay 2017 Terre Lariane igt, di uva Chardonnay al 100% giovane, di colore giallo luminoso dai profumi intensi, fruttati di frutta esotica, al palato ha il sapore pieno, morbido, fresco e avvolgente con un nota di mandorla dolce nel finale. Dopo aver scolato questa etichetta tutti allo Stadio Mario Rigamonti-Mario Ceppi ripensando a quel signore che al termine del suo romanzo scrive: “Venne la dispensa, venne l’assolutoria, venne quel benedetto giorno, e vi lascio pensare che cose dovessero passar loro per la mente, in far quella salita, all’entrare in quella porta…” in fondo lui ci ha insegnato che bisogna sempre credere nella provvidenza e nella speranza ………. di andare in serie B
a cura di Mourigno