Alò che s’arbeve: trasferta a Fermo!

veduta di Fermo

Fermo, (37.000 abitanti) è una antica città delle Marche diventata una nuova provincia nel 2004, sorge in posizione dominante su un colle tufaceo detto Sàbulo affacciato sul Mare Adriatico, tra le valli del Tenna e dell’Ete, il vasto territorio del comune si estende sino al mare circondando Porto S. Giorgio da nord e da sud. Città storica e ricca di incredibili testimonianze di un passato lontano e affascinante, è arroccata su una collina che domina le verdeggianti campagne circostanti e affonda le sue radici in epoca picena. I Piceni vennero però costretti ad abbandonare la città quando furono sconfitti dai Romani nel 267 a.C. Fermo diventò infatti colonia romana ufficialmente dal 264 a.C, successivamente Fermo passò agli Ostrogoti e nuove distruzioni tuttavia giungono con la guerra greco-gotica, quando la città, conquistata dai Bizantini subisce nel 545 un duro assedio da parte di Totila re dei Goti e  seguito da una terribile carestia, poi nel corso del XV secolo gli Sforza sottomisero la città che passò per il Medioevo fino ai giorni nostri. Prove di storia sono gli splendidi monumenti che si possono visitare in città, le numerose chiese, ricche di preziose opere e reliquie, le torri e i musei, la città conserva un impianto urbano rinascimentale praticamente intatto. La principale Piazza del Popolo è la più bella piazza delle Marche e per chi visita Fermo da non perdere sono anche: Le Cisterne Romane di Fermo , un autentico patrimonio dell’arte idraulica di età romana augustea, fu una ingegnosa idea di Vitruvio e sono le cisterne più antiche e più grandi al mondo, furono realizzate nel I sec. a.C. e le 30 stanze che le compongono di uguali dimensioni fatte a volta, si estendono su una superficie di 2.200 mq sottoterra, erano antiche cisterne per la raccolta di acque a servizio della città, furono abbandonate e dimenticate fino al loro riutilizzo nel 1980. Il Palazzo dei Priori costruito alla fine del Trecento dall’unione di due precedenti edifici (il palazzo di Rinaldo di Giorgio e la  chiesa di San Martino), l’edificio, presenta al centro una doppia scalinata che sale ad un portico d’ingresso su cui è collocata la statua in bronzo di Sisto V (vescovo di Fermo dal 1571 al 1577), opera realizzata dal toscano di Monte san Savino Accursio Baldi, detto il Sansovino, nel 1588. Il Duomo di Fermo, èla cattedrale della città, sorge sul colle del Girfalco con uno splendido panorama e si presenta con una facciata romanico-gotica che fu terminata nel 1227, l’ambiente interno, è di stile neoclassico, diviso in tre navate delimitate da colonne. Altro punto di interesse è l’ottocentesca Villa Vitali, un prestigioso edificio realizzato su disegno dell’Architetto Gaetano Manfredi, oggi sede del rinnovato Teatro all’aperto. Il grande Parco del Girfalco invece si trova sulla cima del colle Sabulo, vera e propria terrazza della città di Fermo, è una meravigliosa area verde che circonda la Cattedrale, assai caratteristico poiché culmina con un ampio”piazzale”. Qui la favorevole posizione permette ai visitatori di godere di viste mozzafiato che comprendono il Monte Conero, le colline marchigiane, il mar Adriatico, Moterubbiano, il Monte dell’Ascensione e i monti Sibillini. La città offre a visitatori e turisti anche splendidi tratti di costa, preziose distese di sabbia dorata da un lato e ampi tratti di bianchi ciottoli levigati dall’altra: il Lido di Fermo, il Lido di San Tommaso e Casabianca sono propaggini naturali del colle fermano che, offrono sole, spiagge, relax e divertimento. Dalla buona terra e dal mare alla buona tavola l’eredità contadina e marinara del fermano si esprime nei profumi e nei sapori della cucina nel territorio: tra gli antipasti è da gustare il famoso Ciauscolo, che è un salame locale a grana sottilissima un simbolo del fermano, spalmato magari su una fetta di pane abbrustolito poi il Salame fermanello e la Caciotta del fermano realizzata con latte vaccino con aggiunta di latte ovino e caprino totalmente prodotto nel territorio.

Ciauscolo, salame spalmabile
Maccheroncini di Campifolone

Fra i primi piatti da non perdere sono i Maccheroncini di Campofilone, noti sin dal quattrocento, sono spaghettini finissimi di pasta all’uovo, il condimento è un ragù di carne di pollo, vitello, maiale aromatizzato con noce moscata e spolverato di pecorino, le Tagliatelle fritte di Monterubbiano, nate dal genio di una cuoca monterubbianese, con besciamella, panna, carne macinata e mozzarella, le Tagliatelle al tartufo con acciughe, burro, patè di fegato d’oca, acciughe fresche tritate, salsa di pecorino e abbondante tartufo, le Tagliatelle al Tartufo bianco dei Monti Sibillini, tagliatelle servite caldissime, spolverate con tartufo bianco fresco e una grattugiata di caciotta, gli Gnocchetti alla norcina, sono preparati seguendo una ricetta tradizionale a base di patate, farina, uova e noce moscata, il sugo è con il peperoncino, salsiccie sbriciolate, panna, tartufo, pomodorini e il basilico. Come secondi piatti, da gustare è l’immancabile Fritto misto alla fermana composto da olive e carne impanate e fritte, il Coniglio in porchetta con prosciutto ed erbe segrete tritate, le deliziose Tajine di agnello con aglio e spezie, limoni canditi tagliati, olio e succo di limone, cotto per tre ore, la Galantina di Grottazzolina con carne di gallina, carne di manzo, parmigiano, uova, pistacchi, carote, olive verdi, pepe bianco, servita con cicoria bollita; il migliore accostamento è quello con le Crespigne una varietà di cicoria rara, selvatica che cresce nei campi.

la Galantina

Nei piatti di pesce emerge la mitica Frittura di Calamari, le Olive ascolane di pesce fritte con verdure, il Cuscus di pesce con frutti di mare cozze, vongole, polpo, seppia, gamberetti, pomodori e piselli, la Rana pescatrice al forno con patate, cipollotti freschi, pomodorini maturi, olive di Gaeta e prezzemolo tritato, le Polpette di pesce che sono croccanti polpette aromatiche preparate con del buon merluzzo fresco, arricchite con pane e con un trito di timo e prezzemolo, U“Coppu” di Montelparo, è un piatto a base di baccalà, condito con olio, prezzemolo, aglio e pepe nero, adagiato su un quadretto di polenta fritta, la tradizione del baccalà a Montelparo si tramanda dal 1703, quando i Frati Agostiniani offrirono ai paesani molti piatti di baccalà come ricompensa. Dopo un bel piatto di pesce è importante un buon vino bianco, che in questa zona si chiama Bianco Falerio.

U “Coppu” di Montelparo

La DOC Falerio è stata istituita nel 1975 e il suo nome è legato alle origini della storia del territorio Piceno: Il valore di questo vino va ricercato nella cultura costiera, nessun altro vino come il Falerio esalta il sapore del pesce bianco e azzurro che il Mare Adriatico regala agli abitanti di Fermo. Il Falerio è un vino ottenuto da uve accuratamente selezionate, uve Trebbiano, Passerina e Pecorino prodotte interamente sul territorio collinare della provincia di Fermo e di Ascoli, è un vino fresco, sapido, armonico, dal profumo fruttato, al naso esprime sensazioni di frutta e fiori bianchi, acacia e ginestra, eleganti note di frutta esotica matura come mango, ananas, papaya, cocco, note di pesca nettarina, crema pasticciera, cedro, miele, fiori di camomilla e bergamotto, il sorso è avvolgente e setoso, accarezza il palato lasciando una scia coerente con il profumo e con una chiusura dolcemente minerale, dal colore giallo paglierino tenue con riflessi verdognoli. Una etichetta super must è Aspralama Falerio Pecorino DOC Pantaleone 2019 gradi 14.5, un capolavoro. Buonissimi anche i dolci tipici di Fermo, il Ciambellotto della trebbiatura, accompagnato dal vino cotto, Lu Serpe di Falerone, dolce a forma di serpente, preparato anticamente dalle suore Canossiane che prevede l’utilizzo di mandorle, cacao, e cannella, insieme a farina e uova.

Lu Serpu di Falerone

Sempre a base di mandorle e cioccolato c è anche l’Amandovolo un golosissimo dolce tipico, costituito da un impasto a base di mandorle e ricoperto da uno strato di cioccolato fuso e frutta secca. Li Caciu’ co la Fava di Montappone, è un dolce povero, il suo consumo riguardava solo il mondo contadino, con una fava sbucciata, zucchero, scorza di limone, cannella, cacao e rhum, Lu Fristingu, o Fristingo o Ficusu”, è uno dei dolci più antichi della tradizione culinaria marchigiana. Si narra infatti che più di duemila anni fa la ricetta venne ereditata dagli antichi Piceni copiandola dagli etruschi, un dolce da bere con un bicchiere di buon vino cotto.

Dove andare a mangiare a Fermo? Iniziamo con i consigli!

Per gli amanti del pesce io consiglio il Ristorante Chalet Malù un incrocio tra uno chalet e un ristorante, gradevole è confortevole, come stare a casa, una garanzia, tutto ottimo, da leccarsi i baffi dai primi ai dolci! posto caratteristico praticamente sulla spiaggia, pesce fresco al top. Ristorante Chalet Il Grillo è un locale situato direttamente sulla spiaggia, un ristorante davvero eccezionale, se siete amanti del pesce e volete gustare piatti di altissima qualità, con pesce realmente fresco appena pescato, il tutto in un’atmosfera davvero accogliente, sarà un’esperienza culinaria indimenticabile. Trattoria degli Artisti è un posto davvero suggestivo nel centro storico di Fermo, piccolo, molto intimo, cibo di ottima qualità… solo il pescato del giorno, pesce e cruditè favolosi, la frittura di pesce è squisita. Ma il miglior ristorante di pesce della costa fermana è Retroscena. Uno dei ristoranti stellati di pesce più interessanti d’Italia, tra le case con mattoni a vista del grazioso centro storico di Porto San Giorgio, pochi tavoli riempiono una sala di minimalista eleganza, la cucina a vista è scenografica, dove la brigata guidata dallo chef Richard Zaki sforna piatti veramente rimarchevoli, talvolta entusiasmanti e il più delle volte di un’inventiva che suscita grandi emozioni, ristorante perfetto per un’esperienza diversa e sensoriale, piatti con sapori unici e irripetibili, Retroscena è un’insieme di contrasti felicemente assemblati, e rotondità di sapori, di freschezza di gusto, di emozioni nuove e di felice originalità, piatti sublimi e per concludere dolce su ostrica, con pezzetti di ostrica ghiacciata, esplosione di gusto allo stato puro. Per gli amanti della carne delle colline marchigiane io consiglio il Ristorante Emilio. Sapori veri di queste terre, dagli affettati ai sughi, passando per la carne, maccheroni di Campofilone al ragù favolosi e grigliata mista superlativa, piatti della tradizione marchigiana fatti veramente bene, semplici e genuini, locale caratteristico con antiche volte in mattoni in bella vista. La Locanda del Palio, la tradizione culinaria storica fermana e marchigiana si può gustare in questo locale frequentato da sempre dalle famiglie fermane, cucina ottima, clima ottimo e prezzo ottimo, il locale richiama lo stile medievale e ricorda la storia del famoso Palio di Fermo, una bella locanda storica nella zona centrale di Fermo, Il locale all’interno è molto caratteristico, la qualità dei piatti è sempre ad alto livello. L’Osteria Orsolina Una vera trattoria Marchigiana, la carne davvero gustosa e tenera, piatti tipici, ben selezionati e presentati in maniera invitante, una vera osteria a gestione familiare, molto carini gli interni da classica trattoria, cucina tipica della zona con piatti tradizionali veramente molto buoni, qui i più buoni gnocchetti alla norcina di tutte le Marche.

E dopo aver mangiato e bevuto il Falerio tutti allo Stadio Bruno Recchioni che nel 1934 si chiamava Stadio Italico Mussolini, ad incitare gli amaranto! Forza Arezzo, vinci per Noi!