Tanto tuonò che piovve

Che la strada per il ripescaggio fosse ardua, era ovvio fin da quando l’Arezzo perse la semifinale play off contro il Follonica Gavoranno, per giunta tra le mura amiche. Grazie a quel disgraziato risultato l’Arezzo fu collocato in terza fascia, con davanti ben 18 squadre, che si sarebbero ridotte in funzione di tanti cavilli presenti nel farraginoso regolamento dei vari campionati. 

Nonostante questo, molte speranze sono state alimentate, con troppa leggerezza, da parte di chi doveva ragionare con la testa, con la passione e, soprattutto, con il portafoglio. Messa da parte l’amarezza per l’epilogo della stagione, l’entusiasmo, seppur moderato, era stato riacceso dalle prime mosse di una società che sembrava aver fatto tesoro degli errori del passato. E’ una storia conosciuta, quindi inutile ripeterla. Ciò che però ha riportato alla memoria le tante (troppe) parole spese è l’ultima decisione, che ha decisamente fatto fare un notevole passo indietro, circa il rapporto fiduciario che si instaura tra una qualsiasi  società di calcio e la propria tifoseria: illudere fino alla fine che sarebbe stato fatto il possibile per giocarsi la carta del ripescaggio, predisporre la documentazione ed arenarsi di fronte alle fidejussioni. Un aspetto, questo, non secondario, che si presta, tra l’altro, a mille e più considerazioni.

Cosa può essere successo, nel lasso di tempo intercorso tra il deposito del Fondo Perduto a Roma (300.000,00 €. con 3 assegni circolari, emessi con addebito non su un c/c della S.S. AREZZO, ma da un c/c intestato al maggior azionista – MAG S.R.L.) ed il rilascio, con conseguente deposito in lega a Firenze, delle due fidejussioni (300.000,00 €. + 350.000,00 €) necessarie al corretto adempimento della domanda di ripescaggio? L’unica spiegazione che mi sovviene, e che potrebbe essere molto più logica della motivazione ufficiale rilasciata dalla società (non avremmo avuto alcuna possibilità, visto che la Torres è avvantaggiata rispetto a noi, è stato detto), va ricercata nei meandri della “affidabilità finanziaria di una società”. Intendiamoci subito: l’Arezzo è una società solida ed affidabile, ma in questo momento ha una situazione ritenuta “pesante” in funzione delle perdite dichiarate nei bilanci precedenti, ancorché in fase di copertura secondo i parametri di legge. Quindi, oggi, l’Arezzo può contare su un “affidamento accordato” entro il quale può muoversi con una certa autonomia, quindi coprire il fabbisogno corrente (stipendi, contributi, spese manutenzione, spese trasferta ecc. ecc.) Ora poniamo il caso che tale “affidamento” (coperto dalle opportune garanzie) sia pari a 10; tale affidamento, ad oggi, risulta essere utilizzato per 9; rimarrebbe quindi una disponibilità di 1: se però questo 1, viene utilizzato per il rilascio delle due fidejussioni, automaticamente la società perde la necessaria elasticità che, attraverso i flussi di cassa (entrate ed uscite correnti), gli consente di funzionare in maniera corrente. Di fronte a questa eventualità, viene fatto un passo indietro, cercando di garantire una stagione d’avanguardia, con il doppio obiettivo: vincere il campionato, quindi acquisire il diritto di partecipare alla serie C con un costo di gran lunga inferiore, e, conseguentemente, contare in una stagione con maggiori incassi e minori spese, riassestando in larga parte anche l’aspetto finanziario.

Tutto comprensibile, tutto umanamente accettabile: ma se le cose stessero così, perché accampare scuse che non stanno né in cielo né in terra, anziché continuare a percorrere quel sentiero tanto auspicato, e che è stato percorso fino a ieri, che si chiama “trasparenza”? In fondo, siamo onesti, vincere sul campo da sempre una maggiore soddisfazione, rispetto alla promozione a tavolino, no?  

Allora, da tifoso, amante del calcio giocato, io prendo una mia decisione: continuerò, senza se e senza ma, a tifare e gridare, sempre, ovunque e comunque FORZA AREZZO!


di Patrizio Blonda