La Storia siamo Noi – Antonio Valentín Angelillo
Ad Arezzo abbiamo avuto tantissimi allenatori di grande spessore, ma non ce ne vogliano gli altri, cui vogliamo bene per aver guidato la nostra squadra, ma per tutti Noi Aretini il Mister è e sarà sempre uno solo: Antonio Valentín Angelillo.
É inutile entrare nel merito del suo passato da calciatore perchè stiamo parlando di uno dei più grandi giocatori del mondo negli anni 50/60, di colui che con 8 reti nel 1957 guidò l’Argentina alla vittoria del Sudamericano del 1957 (la Copa America), di colui che nel 1958/59 segnò 33 goal in un campionato (record a 18 squadre), di colui che insieme a Maschio e Sivori era chiamato “l’Angelo dalla faccia sporca” e di colui che venne ribattezzato “el nuevo Di Stefano” dalla stampa sudamericano ed “el mas grande centerforward del mundo” da Stabile nel 1958.
Anche come allenatore Angelillo ebbe importanti esperienze a Montevarchi, Rimini, Brescia, Reggina e Pescara fino a che, nel novembre 1980, il Presidente Terziani ebbe l’intuizione di affidargli la squadra, dopo l’esonero di Pierino Cucchi. E la scelta fu azzeccatissima.
Angelillo, che fino ad allora viveva a Brescia, si trasferì con tutta la famiglia ad Arezzo e fu subito amore a prima vista, tanto che da allora gli Angelillo hanno sempre vissuto nella nostra splendida città.
Alla guida degli amaranto Angelillo centrò subito la vittoria della Coppa Italia di C, l’anno dopo portò la squadra alla conquista della serie B, dopo 7 anni di assenza e nei due anni in cadetteria guidò l’Arezzo a sfiorare la Serie A nella stagione 1983/84, la sua ultima sulla panchina amaranto, perchè, sinceramente, non me la sento di considerare il suo ritorno alla 22esima giornata nella disgraziata stagione della retrocessione; quello fu solo e soltanto un atto di amore.
A parte le sue grandissime conoscenze tattiche e tecniche, la più grande capacità del mister era quella di entrare in empatia con i giocatori e creare un rapporto reciproco di fiducia e stima che faceva rendere i calciatori al 110%. Poi il suo carattere scanzonato e “sudamericano” lo faceva amare dai ragazzi e dai tifosi, tanto che Angelillo rimane l’icona assoluta tra i mister avuti in amaranto.
“Senza dubbio il grande Antonio Valentino Angelillo perchè era una persona schietta che premiava i meriti e l’impegno del giocatore senza guardare età o carriera; era uno che chiedeva tantissimo ai giocatori, ma poi ti premiava.Fu lui ad insistere con la società per comprare il mio cartellino dal Como, dopo le prime due stagioni prima in prestito e, poi, in comproprietà.” (Tratto da La Storia Siamo Noi – intervista a Stefano Butti dell’ 8/11/2019)
“Ad Angelillo devo tanto perchè a 20 anni mi ha fatto esordire, ha creduto in me e mi ha lanciato nel calcio che conta e sono legatissimo a lui ed alla sua famiglia; Angelillo era un mister che già il mercoledì aveva in mente la formazione della domenica e trasmetteva questa sua grande sicurezza a tutto il gruppo; aveva un empatia straordinaria ed aveva la più grande qualità che contraddistingue gli allenatori: leggeva la partita e sapeva cambiare i giocatori durante la partita.(Tratto da La Storia Siamo Noi – intervista a Andrea Mangoni del 1/01/2020)
“Poi ovviamente il grande Angelillo, con il suo carisma ed il suo charme argentino, era un allenatore fantastico perchè riusciva a leggere in corsa la partita come nessun altro, tanto che era capace di togliere alcuni giocatori anche dopo poco l’inizio della partita (famosa la sostituzione di Botteghi dopo solo 31 minuti in Giulianova-Arezzo perchè non stava facendo i movimenti richiesti dal mister). Noi facevamo il 4-2-3-1, quando nessuno sapeva che esistesse questo schema; secondo me Angelillo per le capacità enormi che aveva, non ha avuto la carriera da allenatore che meritava. Poi era uno che non guardava mai la carta di identità perchè puntava solo sul rendimento del giocatore, indipendentemente dall’età, tanto che con lui tanti giovani hanno trovato la consacrazione, su tutti Mangoni e Butti. Con Angelillo, che mi chiamava “Quercia”, giocavo soprattutto in trasferta, perchè il mister fuori casa metteva in campo un marcatore in più rispetto alle partite casalinghe”. (Tratto da La Storia Siamo Noi – intervista a Massimo Quercioli del 15/10/2020)
“Angelillo, invece, era fantastico perchè ti metteva a tuo agio, era un compagnone – quasi uno di noi – ti faceva divertire e poi, però, ti comandava più degli altri, sempre con il sorriso, facendo rendere il massimo da tutti i giocatori. Aveva un carisma pazzesco! A differenza di tutti gli altri mister, che erano fissati con la preparazione fisica, Angelillo prediligeva il pallone. Mi ricordo a Piancastagnaio in ritiro, quando urlava al Professor Bulletti che ci faceva sudare: “fai piano che me li rompi!! (Tratto da La Storia Siamo Noi – intervista a Gastone Giacinti del 31/12/2020)
“Angelillo era un maestro di tecnica e di rapporto con i giocatori, perchè lui faceva giocare i giocatori in base alle qualità, senza guardare età o curriculum e, soprattutto, aveva creato un gruppo vero, un corpo unico che si muoveva verso un solo obiettivo.(Tratto da La Storia Siamo Noi – intervista ad Alessandro Zanin del 25/03/2021)
E quasi per uno strano scherzo del destino, anche lui se n’è andato alla stessa età (80 anni) e nello stesso anno (2018) del Presidente Terziani, quasi a voler chiudere quel cerchio che era iniziato nel lontano autunno del 1980! Grazie Mister! Forza Arezzo!
di David Bondi