Alò che s’arbeve – Trasferta a Seravezza
Seravezza, in Provincia di Lucca, è un Comune della Versilia incastonato, come una gemma nelle rocce imponenti delle sue alte montagne di marmo e si presenta con un territorio complesso ed affascinante, che costituisce l’ideale anello di congiunzione tra le asperità montane delle Alpi Apuane e la stretta pianura costiera dove sono situate le note località balneari versiliesi. E’ uno di quei luoghi rari ed eccezionali dove, nel breve volgere di pochi chilometri, si può salire dal livello zero del mare fino quasi a toccare i 1589 metri di altitudine del Monte Altissimo nelle Apuane. Seravezza è al cuore di quell’incantata porzione di Toscana che nel 1513, per volere di Giovanni de’ Medici si distaccò dai possedimenti lucchesi legandosi per oltre tre secoli alla gloria dello Stato Fiorentino, è la cosiddetta Versilia Medicea, alla quale appartengono anche le comunità di Pietrasanta, Forte dei Marmi e Stazzema, una terra di grande fascino che dalle spiagge del Tirreno sale alle vette delle Alpi Apuane custodendo in sé un tesoro di meraviglie naturali e storico-monumentali. Il territorio infatti con una popolazione di 13000 abitanti è composto da una vasta zona montana per gran parte inserita nel Parco Regionale delle Alpi Apuane, caratterizzata da vertiginose pareti, dalla presenza delle famosissime cave di marmo, da freschi boschi di castagni, da limpidi ruscelli, laghetti, cascate, da una zona collinare e da una stretta fascia di fondovalle con una zona pianeggiante, ricca di oliveti e di aree di aperta campagna fino al mare. Seravezza era storicamente posta a guardia dell’unica via di comunicazione tra la Garfagnana e la marina, nasce, dalla confluenza dei torrenti Serra e Vezza che si uniscono nel fiume Versilia, mentre Il nome Seravezza ha origine invece, dal longobardo “Sala Vetitia”, che identificava lo stesso centro di scambi commerciali nella Garfagnana. Nonostante il paesaggio del Comune di Seravezza sia caratterizzato da questa estrema varietà ambientale, tutta la zona è in ogni caso contraddistinta dall’imponente e radicata presenza del marmo: i bacini marmiferi della Ceragiola, della Cappella, di Trambiserra e del Monte Altissimo producono infatti marmi bianchi, arabescati e brecce le cui caratteristiche uniche li hanno resi famosi nel mondo. Qui infatti si estraggono diversi tipi di marmo, le cui differenze derivano dal grado di purezza della roccia originaria, ecco che sul Monte Altissimo (le cave di Michelangelo) troviamo il “bianco statuario”, un calcare bianco privo di impurità, mentre negli altri siti sono presenti i marmi colorati, così perché contengono altri minerali: il Bardiglio è di colore grigio ed il Cipollino di colore verde, di particolare bellezza sono le Brecce e il marmo arabescato delle Cervaiole. Dopo aver assegnato Seravezza ai fiorentini, Giovanni de’ Medici ordinò a Michelangelo Buonarroti di utilizzare i marmi estratti nei monti di Seravezza per la facciata della chiesa di San Lorenzo a Firenze e di realizzare la strada dalle cave al mare. L’impresa impegnò Michelangelo dal 1518 al 1520 tra mille difficoltà, la costruzione della strada subì continui rallentamenti e quando finalmente i primi marmi giunsero a Firenze, nel 1521, il progetto della facciata ormai era stato abbandonato. Le prime notizie storicamente su Seravezza risalgono 1040, e la sua storia in epoca medievale è caratterizzata dalle vicende dei nobili di Corvaia e Vallecchia e dalle persecuzioni attuate contro di essi dai guerrieri lucchesi. Vera e propria terra di confine, fu distrutta e occupata innumerevoli volte, prima dalle truppe lucchesi, poi da quelle fiorentine e infine da quelle francesi. Il primo atto autentico del Comune di Seravezza risale al 1515, anno in cui la città offriva a Firenze il Monte Ceragiola e l’Altissimo. Accanto alle numerose fabbriche di ferro, iniziò lo sfruttamento intensivo delle cave di marmo che divennero meta di famosi scultori come Michelangelo alla ricerca del prezioso marmo perfetto e statuario.
Da visitare in centro il palazzo Gambrinus, un bell’edificio, tuttora conosciuto come ‘Gambrinus’ Moulin Rouge di Toscana, fu sede del Salon Varieté, il locale diventò famoso in tutta la Versilia Storica come il Gambrinus Halle (inaugurato nel 1912). Nel corso degli anni è stato locale di ritrovo per famiglie borghesi e mondane dei primi del ‘900 quando Seravezza era definita la Piccola Parigi, poi cinema, sala da ballo, sala lettura, teatro e tanto altro. Da visitare: La Villa del Palazzo Mediceo, complesso che comprendeva originariamente il palazzo, la cappellina, i giardini, le peschiere, gli orti e le scuderie granducali, la Villa Medicea di Seravezza figura dal 2013 tra le 14 proprietà medicee Ville e Giardini Toscani-più belli del mondo. Da non perdere Il Parco della Rimembranza, un’oasi di verde inaugurato nel 1923, venne realizzato dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. La Cappella della Santissima Trinità, di Sant’Antonio, invece fu voluta dalla illustre famiglia Berti di Seravezza, la costruzione ebbe inizio nel marzo 1686 e terminò nel 1690, la Cappella si presenta come un’aula a pianta rettangolare coperta a tetto e ornata da un elegante portale in marmo. Da visitare Il Duomo dedicato ai Santi Lorenzo e Barbara del 1422 che è considerato un vero e proprio museo del marmo, all’interno si può ammirare anche il Fonte Battesimale, opera attribuita a Donato Benti realizzata in marmo ornato da notevoli bassorilievi e l’altare maggiore del 1570, ricco di marmi policromi. Nella Cappella della Madonna del Soccorso in stile barocco è conservata la pittura ad olio su lavagna, copia della Madonna in Vallicella del Rubens. Da non perdere la casa di Giosuè Carducci, nato nel 1835 a Valdicastello (Pietrasanta ) che quì vi abito’ nel 1835 e 1836, Il padre all’epoca era il medico al servizio della compagnia mineraria presso la società francese Boissat, Giosuè Carducci è stato uno dei più importanti poeti e letterati mondiali dell’Ottocento. Da visitare Il Palazzo Campana, costruito verso la fine del Cinquecento su un antico camposanto, la famiglia Campana volle che l’edificio diventasse luogo pio come conservatorio e destinato a ricevere e provvedere di sufficiente vitto, vestiti ai poveri miserabili della terra di Seravezza. Molto bello è l’Oratorio della Santissima Annunziata: quando Michelangelo Buonarroti, tra il 1518 ed il 1520, soggiornò a Seravezza, abitava quasi certamente nella casa a fianco dell’oratorio distrutta dall’alluvione del 1885, all’interno sono visibili, tra l’altro il quadro dell’Annunciazione, opera della prima metà del Seicento di Filippo Martelli, e la splendida tela Le Tre Marie al Sepolcro, opera di Pietro da Cortona, donata dal Granduca di Toscana nel 1833. Da vedere anche la Villa Henraux in stile liberty, fu costruita nel 1897 per volontà del Signor Bernard Sancholle Henraux, nipote dell’ufficiale napoleonico incaricato di occuparsi dell’attività estrattiva nelle cave di marmo in Alta Versilia, nel 1922 la villa fu acquistata da Nello Pilli, un giovane avvocato apuano, poeta di profonda sensibilità, che la trasformò nel suo nido d’amore con la principessa russa Gabriella Kourtsoh De Solva Sevrouk. Vi soggiornarono in seguito personaggi illustri quali Gabriele D’Annunzio e Giacomo Puccini. Per i tifosi amaranto giunti a Seravezza sicuramente interessante sarà una visita al Museo del lavoro e delle tradizioni popolari dell’Alta Versilia, all’interno del noto Palazzo Mediceo. Un’ampia sezione del museo è, infatti, dedicata alla documentazione relativa all’estrazione e lavorazione del marmo e proprio in prossimità del Palazzo Mediceo ha inizio un sentiero che conduce alle cave della Costa dalle quali si estraggono il marmo bianco ed il famoso Bardiglietto Costa.
La cucina tipica dell’Alta Versilia è quella propria delle aree montane, cucina povera, dunque, basata su prodotti quali i cavoli, i fagioli, i cereali come farro, il grano, il mais, la segale, la farina di castagne, le patate, i pomodori, i funghi, le verdure, le erbe aromatiche e gli Importanti prodotti della pastorizia. I primi piatti tipici sono, dunque, l’Intruglia, una sorta di polenta arricchita con verdure, cavolo e fagioli; i Matuffi, una polenta semi-liquida accompagnata da un sugo di funghi e carne, i Manifregoli, zuppa con farina di castagne e latte, i Tagliarini con fagioli, la Sbroscia,una zuppa antica fatta con zucca gialla e fagioli borlotti e nata nei conventi francescani, i Ceci al caciucco che è una zuppa di ceci e bietole fatta col tegame di coccio estremamente gustosa, la mitica Insalata di Farro, fatta con il celebre farro garfagnino e con il mais otto file, il Necci alla brace, un rotolino con farina di castagne, ricotta e lardo, ed infine i famosi Tordelli, grandi ravioli ripieni fatti a mano, conditi con ragù di carne, il piatto delle grandi occasioni, che ogni suocera fa diversamente dalle altre.
I Secondi piatti tipici sono: Le Rovelline, fettine di manzo impanate e fritte, L’Arrosto di coppa con porcini secchi, la Capra in casseruola con polenta, il Coniglio in umido con i gallinacci, lo Stufato di cinghiale e polenta, il Coniglio al mirto, la Tagliata di anatra al tartufo, la Polenta di neccio con le Ossa di maiale, lo Stufato di Lardo castagne e mele,L’insalata di Ovuli, le Cipolle farcite che sono fatte lessare e ognuna di esse viene farcita con pomodoro, guanciale e pecorino. ll maiale poi, viene impiegato in ogni sua parte, il Biroldo, è un salame di montagna fatto con le parti più povere e aromatizzato con molte spezie, decisamente più pregiata è la Mondiola, un salame stagionato, morbido a grana grossa, ottenuto dalle parti nobili del maiale, dal colore rosso violetto. Nei dolci tipici troviamo la Torta di riso dolce, i Ciacci con farina di castagne, la Polenta di ciaccio, i Manifregoli di ciaccio, il Belluccio, le castagne Ballotti, il dolce Marzapane, le Ficattole, ma tra questi dolci non bisogna lasciarsi sfuggire il famoso Buccellato: si tratta di tipiche ciambelle fatte con zucchero, farina, uova, lievito, latte, semi di anice, uvetta che vengono cotte al forno, un’autentica gioia per il palato. Per i tifosi amaranto che vogliono assaporare alcune di queste delizie io consiglio il Ristorante Ulisse, storico locale rustico da più di 30 anni, cucina tipica e molto curata nella scelta degli ingredienti, atmosfera da osteria chic, è una pietra miliare nel cuore di Seravezza con un grande assortimento di vini, qualità dei piatti del territorio davvero eccellenti, un salto nella tradizione culinaria della alta Versilia, assolutamente da provare i mitici Tordelli, i più buoni del mondo che nessuna descrizione potrà mai raggiungere quelle sensazioni che si provano nel gustarli e poi da non dimenticare il pane caldo fatto da loro con farina integrale, carbone vegetale ed olive della Piana di Querceta. Ulisse un’ottima esperienza gastronomica unica nella splendida Versilia. Invece per i tifosi amaranto che sono assatanati a mangiare il pesce, devono scendere giù pochi km a Marina di Pietrasanta, sul viale alberato che porta al mare, io consiglio il ristorante “Lo Scivolo” pesce freschissimo, piatti abbondanti e prezzi veramente onesti. In entrambi i casi a fine pasto per digerire serve un calice di Passito di Bugia del 2015 cantina “Altradonna”, un grande vino dolce dai colori ambrati, dal profumo morbido e intenso di frutta matura, dal sapore dolce e vellutato, dall’olfatto fine e complesso, con effetti di percezione sensoriale di bouquet floreale e come disse il famoso Luigi Veronelli…è un grande Vino da Meditazione e allora dopo aver bevuto meditiamo anche noi sulla vittoria del campionato. Dopodichè tutti allo Stadio Comunale Buon Riposo, e…
Forza Arezzo vinci per noi!
a cura di Leo