L’amaro … a.. vorno
Troverete il titolo molto strano, ma troverò il modo, se avrete la compiacenza di leggere queste riflessioni, per spiegarvelo; andiamo con ordine cercando di spiegarlo fino in fondo:
- L’ambiente era quello giusto, tanta gente allo stadio, come non se vedevano (eh, già!) dalla semifinale play off contro il Pisa; i dati, pressoché ufficiali, parlano di 4.500 spettatori, ma secondo la mia stima ad occhio, tra accrediti e bimbi, avremo sfiorato i 5.000. La partita, tutto sommato, è stata gagliarda, con un solo colore in campo, anche se a noi è toccato, per doveri di ospitalità, giocare (e alla fine dei salmi, andare) in bianco.
- Era una partita complicata, sia per il “gusto particolare” che ogni derby – e questo lo era a tutti gli effetti – ha, sia perché di fronte avevamo quella squadra da molti, se non tutti, indicata come la nostra maggiore avversaria. Motivi per cui era necessario “provare a vincere”.
- Il livorno (minuscola voluta) non si è proprio chiuso a riccio, ma ha scelto, dopo le vicissitudini della settimana appena passata, una formazione adeguatamente coperta, che comunque lasciava spazi alle giocate avversarie, per provare, poi, rapide ripartenze.
Tutto questo lo abbiamo potuto constatare, ognuno di noi, con i nostri occhi: fin dai primi minuti: l’Arezzo ha stradominato, anche in inferiorità numerica, per almeno 75 sui 98 giocati; sono partite, queste, che si giocano sull’agonismo, parzialmente sulla tecnica, ma soprattutto con la testa, dove basta un episodio, a favore o contrario, a seconda dei punti di vista dell’osservatore, per indirizzare la partita e renderla ancora più complicata. Succede nel calcio, scienza risaputamente non esatta: un errore e vieni castigato! E l’errore, purtroppo, è capitato a favore della squadra avversaria: Trombini giochicchia con il pallone, in una situazione di assoluta tranquillità, ma tergiversa un secondo di troppo e si trova perduto: fallo di rigore ed espulsione (nulla da ridire, in questo caso)! Era il 25mo del primo tempo, bisognava correggere in corsa, adeguarsi ad una realtà diversa e cercare di giocare un’altra partita; fuori Convitto, fino ad allora tra i più vivaci, ma contro una difesa “fisica” come quella del livorno, lui era il più “mingherlino”, quindi giusta e lecita la scelta di Mister Indiani. Subentra Viti, tra l’altro reduce da un altro errore macroscopico costato la prima sconfitta e… poteva finire lì, con il rigore segnato, l’inferiorità numerica, ed una squadra che, ha dopo la nostra, la miglior difesa del campionato! Dieci/quindici minuti di leggero sbandamento, necessari per “aggiustare” i nuovi equilibri, con la squadra da ridesegnare, in funzione dell’inferiorità numerica, dove Viti, criticato per l’errore con la Mobilieri Ponsacco, che si erge a protagonista con una gran parata su tiro ravvicinato (si ripeterà, questa volta con uscita tempestiva, quanto temeraria, sui piedi di un avversario, nel corso della ripresa) ma tutto sommato – impossibile chiedere il miracolo di parare il rigore – autore di una prestazione più che pregevole. Ora, per favore, non spariamo contro il povero Trombini: un errore di gioventu’, ancorché grave, va si evidenziato, ma anche reso comprensibile a chi lo ha fatto! E’ una legge non scritta del calcio: se sbaglia un centravanti – e ieri di errori ce ne sono stati da parte di Diallo, Pattarello, Boubacar e compagnia bella – puoi maledire il mancato gol, ma se sbaglia un portiere nel 99,9 per cento prendi gol! E’ lì che tutto si complica.
25mo minuto primo tempo: l’ Amaro – comincio a spiegare il titolo -; 22mo della ripresa, il sollievo! Poco meno di un tempo – salvo recupero – per rimettere in piedi la baracca, con la Pianese che già stava pregustando il sorpasso -, è quello necessario all’Arezzo per cercare, e trovare, il più che meritato pareggio! Se non ci credete andate a rivedere gli hi light: L’AREZZO ha dominato la gara, seppur in inferiorità numerica, correndo, è vero, qualche rischio, ma sicuro di ciò che stava facendo: non c’è stato uno, ripeto uno, dei giocatori in campo, o tra i sostituti, che si sia tirato indietro, che non si sia impegnato, affinché i nostri AMARANTO non raggiungessero almeno l’obiettivo minimo del pareggio; anzi, a ben guardare, se Boubacar fosse riuscito ad intercettare il passaggio – forse l’unico, in una gara comunque stracarica di generosità e peccati veniali – di Diallo, oggi saremmo a festeggiare, probabilmente, un risultato diverso.
Leggo i risultati di giornata, e di nuovo torna l’AMARO: la Pianese supera, a giudicare dal risultato, anche agevolmente, la Mobilieri Ponsacco, e aggancia l’AREZZO al comando della classifica, comunque secondo in virtù della peggior differenza reti. Degli altri risultati, posso dirlo? poco mi importa attualmente, visto che le terze sono comunque distanti 6 punti! Ecco, quindi, l’altro aspetto dell’ Amaro: forse mi sono abituato male, ma il comando in solitudine aveva un altro gusto. Ci sarà tempo per rifarsi, a cominciare da domenica prossima, quando la Pianese sarà di scena a Città di Castello (sarà l’occasione buona per tifare Castello!!!), mentre l’AREZZO sarà in trasferta in quel di Montespaccato – campo insidioso perché sintetico e stretto! -, ma dove abbiamo già vinto, se non erro, la scorsa stagione.
Rientrando in casa, cerco consolazione tra i “pochi” scarsi “liquoretti” “traslocati”: una bottiglia di vinsanto del 2018, prodotta ancora da mio suocero, integra; una grappa barriccata, ma è troppo presto per gustarla a pancia vuota, una bottiglia di Amaro Averna: ne verso un po’ e capisco: è stata una giornata da “AMARO A…VORNO”! Amaro per il risultato, poi il cambio di una vocale … A mente fredda, però, mi va di fare un grandissimo e sincero applauso a Paolo Indiani che sa leggere le partite in maniere eccelsa, ed a tutti i giocatori scesi in campo, compreso il portiere Trombini, con la speranza che capisca che cincischiare troppo, in area, per respingere il pallone, è molto spesso necessario.
Il campionato è ancora aperto, ma anche ieri è stato evidenziato un problema, orma cronico: serve un attaccante che la butti dentro, idoneo al gioco proposto da Indiani. Né Diallo, né Boubacar, al momento, sembrano adatti al tipo di gioco “fede” del Mister: prima di cambiare modo di giocare, preferisco cambiare gli attaccanti.
di Patrizio Blonda