Alò che s’arbeve – Trasferta di Orvieto

Vista di Orvieto | NikonZ7II, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons |

Gli impareggiabili tifosi amaranto, che andranno in massa a Orvieto, troveranno una splendida città etrusca arroccata su di un altopiano di tufo che si innalza fino a 330 metri. Orvieto è nota principalmente per il suo incantevole Duomo e per il celebre pozzo di San Patrizio, nel quale è possibile immergersi, scendendo nelle viscere della terra. In realtà la città ha tanto da offrire e sono ottimamente conservati i suoi monumenti e i numerosi palazzi storici. Il duomo di Orvieto è uno dei migliori capolavori di architettura gotica presenti in Italia e, una volta giunti davanti, lascia davvero a bocca aperta.

Duomo di Orvieto da casalemolinelle.it

La sua costruzione iniziò alla fine del XIII secolo su volontà di papa Niccolò IV e la facciata esterna della chiesa venne conclusa solo a metà del XVI secolo con la costruzione delle attuali quattro guglie ancora oggi visibili. Gli interni del duomo sono divisi in tre grandissime navate chiuse da un soffitto a capriate in legno, le navate sono a loro volta suddivise in sei campate scandite da pilastri circolari e ottagonali e nelle due estremità si trovano le cappelle di San Brizio e del Corporale. La cappella di San Brizio è dedicata al vescovo protettore di Orvieto, i dipinti delle pareti sono di Luca Signorelli del 1504, invece la cappella del Corporale, venne realizzata nel 1356 e conserva la più preziosa delle reliquie: il lino insanguinato del 1263. Arriviamo poi a quello che, insieme al duomo cittadino, è a tutti gli effetti il monumento più famoso di Orvieto: il Pozzo di San Patrizio.

Fabio Poggi, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Vedrete una struttura circolare che emerge dal suolo e nella quale una porta permette di scendere nelle profondità della terra, attraverso una scala circolare. Venne fatto costruire nella prima metà del XVI secolo su volere di papa Clemente VII e doveva servire per garantire una buona fornitura d’acqua in casi di emergenza e per difesa in caso di assedio della città. Intorno al pozzo si denotano due scale elicoidali, entrambe a senso unico, che si sviluppano in autonomia l’una dall’altra e che sono in comunicazione con l’esterno attraverso due porte, questo perché sulle scale avrebbero transitato i muli che trasportavano l’acqua estratta e non avrebbero dovuto ostacolarsi a vicenda in alcun modo durante le fasi di discesa e risalita. Il pozzo di San Patrizio raggiunge una profondità di 54 metri e ha un diametro di circa 13 metri, lungo tutta la discesa (o la risalita) si contano ben 250 scalini, regolarmente interrotti da 72 grandi finestroni dai quali ci si può affacciare per vedere la struttura dalle varie altezze. Ultimamente il pozzo di Orvieto venne utilizzato anche come luogo di espiazione dei propri peccati, la caverna doveva servire a mostrare ai fedeli più scettici le pene dell’inferno che si sarebbero vissute negli inferi della terra. A rendere particolarmente suggestiva la visita del pozzo cinquecentesco è il panorama sul quale si affaccia, nascosto tra alberi e vegetazione, per la sua costruzione fu scelto un luogo molto affascinante. Per gli intrepidi tifosi amaranto che vogliono scendere giù nel pozzo gli orari sono dalle 9:00 alle 20:00 e il biglietto è 5 € . La città di Orvieto non è solo ricca di bellezze artistiche e culturali, ma vanta anche una straordinaria tradizione enogastronomica, fatta di piatti semplici e genuini, anche qui l’arte culinaria locale non è seconda a nessuno. Come antipasti i più famosi e tipici sono: le Lumachelle all’orvietana, nate come “cibo da tasca” per i contadini che lavoravano nei campi, sono salati rustici dal colore ambrato e la consistenza fragrante, l’impasto è simile a quello del pane e viene insaporito da ingredienti di stagione: pecorino locale, strutto e prosciutto. Il nome “lumachella” nasce dalla forma curiosa di queste pagnotte, arrotolate come chiocciole. La Zuppa di ceci e castagne, è un piatto dal sapore intenso ma delicato, che viene servito come antipasto. Il Baffo (guanciale) cotto col pomodoro secco e con altre erbe. Fra i primi piatti più famosi da non perdere sono gli Umbrichelli, pasta preparata senza uova, solo farina di grano tenero, acqua e vino, sono simili agli spaghetti ma hanno dimensioni più grandi e una forma meno regolare perché arrotolati a mano. Gli umbrichelli si sposano bene con i sughi più diversi, da quello di funghi al ragù di cinghiale, al ragù bianco di lepre, dall’amatriciana col guanciale al tartufo; le Tagliatelle con ragù all’orvietana (sugo di carne di manzo e di oca insieme); Tagliatelle fatte in casa con guanciale e pistacchi, la Carbonara orvietana al Tartufo nero; la buonissima Carbonara con crema di fave invece dell’uovo; la Carbonara col baffo, che sarebbe una guancia di maiale stagionata, rosolata alla salvia su crostini di pane; la Minestra di Fave o Scafata.

La carbonara di Orvieto – da TripAdvisor

Per i secondi, piatto imperdibile è la deliziosa Gallina ‘mbriaca, un grande classico della cucina di Orvieto. Si racconta che una gallina curiosa spiccò il volo su una tavola imbandita e cominciò a bere vino, fino a ubriacarsi e iniziare a fare chicchirichì al posto di coccodè. Oggi la gallina ‘mbriaca viene preparata e cotta nel pregiato vino rosso Montefalco. Il Piccione “Alla Leccarda”, è una antichissima ricetta che si rifà ai tempi in cui si allevavano i piccioni nelle colombaie che senz’altro vedrete visitando il centro di Orvieto e ancora prima si utilizzavano i colombacci, bottino dei cacciatori, un piatto davvero straordinario. Il piccione viene cucinato nella fatidica ‘leccarda’, un tegame allungato, nel Medioevo, questo piatto era considerata un sublime afrodisiaco, i profumi che arrivano inebriano i sensi e lasciano un segno indelebile nei palati più fini ed esigenti. Altri piatti orvietani degni di nota sono il Cinghiale al Dolce Forte, la Trippa alla orvietana con i fagioli, i Mazzafegati di Maiale con l’alloro, il Coniglio alle 30 erbe, la Faraona in salmì. Per quanto riguarda i dolci di Orvieto, consiglio di gustare, oltre al classico Panpepato, anche i Tozzetti orvietani alle nocciole con vinsanto, i Panzerotti ripieni di ricotta, le Ciambelle al vino i Biscotti all’anice, e i famosi Cavallucci di Monteleone.
Il vino di Orvieto è uno dei frutti del territorio più famosi ed è un prodotto di punta dell’agricoltura fin dalla lontana epoca etrusca. Oggi si produce un eccellente Orvieto Classico DOC, un bianco tra i più famosi al mondo il cui uvaggio è principalmente formato dal grechetto, dal trebbiano e dal verdello, un vino dal colore paglierino e dal gusto secco abboccato e amabile. Al bianco Orvieto, negli anni si è affiancato anche il Rosso Orvietano DOC, un vino dal colore rosso rubino intenso, morbido e vellutato al palato, prevalentemente prodotto con vitigni di Sangiovese, Cabernet, Merlot, Aleatico e Ciliegiolo.
Ci sono molte trattorie nel centro di Orvieto alto, e tutte di buona qualità, ma se si ricerca la tradizione dei piatti antichi, veramente tipici c’è un solo nome che io consiglio: il Duca di Orvieto. E’ l’unico ristorante in città che propone piatti di cucina storica ripresi da vecchie ricette orvietane di inizio ‘500 pressoché  scomparse, piatti preparati con ricette originali, metodi di lavorazione di una volta, il menù è composto da piatti ormai dimenticati e riportati in vita, piatti la cui preparazione richiede tanto lavoro e tempi lunghissimi che quindi nessuno ha più il tempo e la voglia di preparare, (la pasta “umbrichelle” al ristretto di vino rosso” richiede fino a tre giorni di lavoro!). Dalla pasta fatta in casa, ruvida al punto giusto per “tenere il sugo”, alle 30 erbe (30!) coltivate e raccolte per condire il manzo con i funghi, al pane fatto da loro…piatti sublimi, come il peposo alle pere, oppure il gelato al Vov, in un ambiente che sa di genuino e familiare, davvero un posto fantastico, dove il cibo riempie lo stomaco e scalda il cuore. Per i tifosi amaranto che qui non trovano posto vi consiglio queste trattorie tipiche, ricordando che qui le porzioni sono sempre abbondanti. Enoteca al Duomo, con una spettacolare vista al magnifico Duomo di Orvieto, strangolapreti al ragù di vitello e maialetto in crosta con cipolle dolci (stratosferico e super consigliato). Trattoria del Moro  Aronne, ottima la carbonara con crema di fave e scaglie di guanciale, strepitoso il coniglio porchettato. Trattoria La Palomba vera e ruspante trattoria del centro storico, gestita dalla stessa famiglia da più di 50 anni, da sempre propongono agli ospiti la cucina orvietana con paste fatte in casa, spaghetti alla carbonara con tartufo, umbrichelli con guanciale pomodoro e pecorino, la cacciagione e l’immancabile spettacoloso piccione alla leccarda. Trattoria dell’Orso piatti di qualità, pasta fresca da manuale, umbrichelli al ragù di cinghiale e tartufo, uno stinco da ricordare, e una faraona ripiena veramente da favola. Alla trattoria Mezza Luna invece mangerai la miglior carbonara d’Italia, indimenticabile, una carbonara divina, quando arriva il piatto con la carbonara andrai in estasi. Chiudiamo in bellezza e prima di andare allo stadio regalatevi un bel bicchiere de l’Orvietan, un liquore unico, denso, dall’armonica intensità, che conquista il palato, uno storico liquore del 1603, digestivo e corroborante prodotto con oltre 25 erbe, tra cui mirra, assenzio e rabarbaro. L’Orvietan, è una bevanda che, secondo la tradizione, gode di proprietà curative, fu inventata dall’orvietano Girolamo Ferrante ed è divenuta famosa per la guarigione nientemeno che di Luigi XIV, re di Francia, da allora Re Sole ne diventò un grande consumatore.
Provate a sorseggiare l’Orvietan a occhi chiusi e lasciate che vi sveli la sua magica sensualità, basta un sorso e……. e poi Forza Arezzoooo vinci per Noi!

a cura di Leo