La Storia siamo Noi – MICHELE TARDIOLI
Michele Tardioli è stato uno dei portieri più apprezzati ed amati della nostra Storia, anche per quel suo modo di fare molto tranquillo e mai fuori dagli schemi. Oltretutto la sua carriera ha avuto in Arezzo un trampolino di lancio importante perchè dalla C2 e C1 si è ritrovato a giocare in serie A ed in Coppa Uefa, portando, però, sempre il cavallino nel cuore.
Quando e come sei arrivato ad Arezzo?
Serse Cosmi mi conosceva bene perchè avevamo giocato molte volte da avversari e sapeva le mie principali caratteristiche, perciò quando Mosconi se ne andò, pensò subito a me che militavo da 4 anni in serie D nel Sansepolcro. Lui e Graziani mi contattarono e trovammo l’accordo in un attimo.
Quale fu l’impatto con la tifoseria e la città?
La prima volta che avevo giocato contro l’Arezzo era la stagione 1994/95 (29 ottobre 1994 Arezzo-Sansepolcro 1 a 0 goal di Bifini) che fu un’annata infelice per entrambe le squadre. Poi, però, ho rigiocato al Comunale in quel famoso Arezzo- Sansepolcro della stagione 95/96 (19 dicembre 1995), perdendo lo scontro diretto (rete di Battistini) ed ero rimasto affascinato da quella meravigliosa cornice di pubblico che in Serie D era veramente sprecata. Quindi, quando firmai per gli amaranto già sapevo che cosa mi sarebbe aspettato con quel pubblico caloroso e vicino alla squadra, con una società così ben strutturata e con una grande storia anche in campionati importanti. Per noi giocatori di serie D, Arezzo e l’Arezzo rappresentavano un punto di arrivo importantissimo.
Che rapporto avevi con i compagni di squadra e chi erano i tuoi compagni preferiti?
Sono stati tre anni bellissimi in città ed ho legato con tutti, ma i giocatori cui mi sono più affezionato sono stati quelli con i quali condividevo l’appartamento e, quindi, negli anni Luca Grilli, Roberto Balducci, Valeriano Recchi ecc. Il primo anno abitavo vicino a Porta Trento e Trieste, mentre poi mi sono trasferito in Zona Giotto, sopra il negozio di moto (Mengozzi ndr). Ovviamente, un legame particolare si è creato con Marco Di Loreto, anche perchè ci ho giocato in tutto sette anni consecutivi (3 anni ad Arezzo e 4 a Perugia).
Che rapporto hai avuto con Cosmi e con Graziani.
Serse lo conoscevo da alcuni anni e subito si creò un bellissimo rapporto che poi è durato per 7 anni, anche perchè il mister riponeva molta fiducia nel sottoscritto e ho cercato di ripagare tutto questo. Oltretutto sono riconoscente a Cosmi perchè mi ha permesso di venire ad Arezzo e poi mi portato con sé a Perugia, come portiere di riserva e, soprattutto, come giocatore che conoscesse il suo metodo di allenare e che potesse trasmetterlo agli altri giocatori.
Ciccio Graziani per me, come per la maggior parte dei miei compagni, era un mito vivente, quindi avere lui come Presidente era qualcosa di eccezionale; però ho scoperto una persona attenta, umile ed un uomo che si sentiva a pelle che avesse vissuto il calcio vero.
Mi è sempre rimasto impresso un episodio legato a Graziani. Solitamente quando vincevamo lui non veniva mai negli spogliatoi a festeggiare o a complimentarsi con noi; una volta dopo una sconfitta, io mi ero attardato per cambiarmi e prima di uscire vidi Ciccio a sedere da solo in un angolo dello spogliatoio, che mi guardò e mi disse: “Vedi Michele, quando si perde si rimane sempre da soli e nel silenzio, ma si impara molto più dalle sconfitte che dalle vittorie”.
Che tipo di portiere era Michele Tardioli?
A me sono sempre piaciuti i portieri calmi e riflessivi e, soprattutto, quelli che, come dice un vecchio detto, “parano il parabile”. Ho cercato di staccarmi dal pensiero del portiere pazzo e fuori dalle regole, ma mi sono sempre allenato con costanza e dedizione; a me piaceva tantissimo Angelo Peruzzi e con le dovute proporzioni mi ci sono sempre ispirato. Ho avuto la fortuna di allenarmi con portieri importanti del calibro di Cordoba, Kalac e Sebastiano Rossi ed anche in età avanzata ho imparato molto da loro; soprattutto con Sebastiano mi divertivo a criticarlo per quel suo non essere “bello” stilisticamente, ma poi lui mi ricordava i suoi trofei e che la cosa più importante per un portiere sia essere efficace!!
La partita più importante?
Per noi ragazzi del gruppo Cosmi la partita più importante non può che essere Arezzo-Spezia del 14 giugno 1998 perchè era l’epilogo di una stagione importante, davanti ad un pubblico meraviglioso e la vittoria dello spareggio fu assolutamente fantastica e, soprattutto, fu una soddisfazione immensa gioire insieme ai nostri splendidi tifosi, che, ancora una volta ci avevano dimostrato tutto il loro amore.
A livello personale mi piace ricordare anche la semifinale playoff di andata del 2000 (28 maggio 2000 Arezzo-Ancona 1-1 Rinino ed autorete di Ottolina) perchè è stata la mia ultima partita al Comunale davanti a tutta quella gente fantastica; a distanza di oltre 20 anni mi vengono ancora i brividi.
E poi nel 2000 lasciasti Arezzo e la tua carriera decollò.
Ero andato in scadenza di contratto con l’Arezzo, che in quel periodo si stava preparando anche a cambiare dirigenza. Serse venne scelto da Gaucci per allenare il Perugia in A e mi chiese di seguirlo in biancorosso; ovviamente per me si trattava di una grandissima opportunità a livello professionale perchè potevo giocare nella massima serie, a livello economico ed anche a livello personale, in quanto sono di Assisi e sarei stato molto vicino a casa. Oltretutto, mai mi sarei immaginato negli anni indietro, di poter esordire in Serie A ed, addirittura, in coppa UEFA.
Che rapporto hai adesso con Arezzo e con l’Arezzo?
Arezzo è stata una tappa importantissima della mia carriera e, fin da quando ho lasciato gli Amaranto mi sono sempre interessato all’andamento della squadra.
Ti devo confidare che c’è stata anche la possibilità di tornare ad Arezzo nel gennaio del 2006 per affiancare Bressan; io mi ero già accordato con il direttore sportivo Pieroni e sarei tornato di corsa in amaranto. Purtroppo la dirigenza del Pescara bloccò tutto e, quindi, non se ne fece più di nulla, con mio grandissimo rammarico perchè avrei chiuso volentieri la carriera all’Arezzo
Nelle passate stagioni, ho seguito alcune partite dell’Arezzo venendo al Comunale, anche per la grande amicizia che mi lega ad Emiliano Testini e mi ero preoccupato per le sorti del Cavallino, prima che subentrasse la nuova dirigenza. Devo dire che il legame con Arezzo è sempre molto forte e spero prima possibile di poter tornare allo stadio.
Che pensi della nuova dirigenza e che pensi della situazione attuale dell’Arezzo.
Intanto, non posso che essere contento che i dubbi di questa estate siano svaniti e che vi sia una proprietà che sia solida e seria, tenuto conto che sta investendo molto in un periodo in cui fare calcio è veramente difficile.
Poi sono contento che in società abbia un ruolo importante il mio amico Christian Salvdadori, a cui faccio un grande in bocca al lupo e che sono convinto possa fare benissimo, tenuto conto delle sue capacità umane e professionali.
Cosa fai adesso nel mondo del calcio?
Una volta smessi i guantoni, sono stato per 7 anni il collaboratore (vice allenatore) di Bisoli, che avevo avuto come mister a Cesena, e poi nel 2017 ho guidato il Sansepolcro in serie D – è tornato dopo 20 anni al Borgo – anche se l’esperienza è stata importante da un punto di vista umano, ma difficile da un punto di vista tecnico. Adesso ho dovuto fare i conti con la realtà del mondo calcistico, soprattutto a livelli più bassi, dove per allenare ti chiedono di scendere a compromessi, che a me non piacciono; mi piacerebbe che i direttori sportivi e/o gli allenatori scegliessero gli allenatori soltanto per le proprie competenze professionali.
Tenuto conto di ciò, visto che il calcio che piace a me è differente, allo stato attuale ho abbandonato questo mondo e da qualche anno ho aperto ad Assisi una palestra dedicata agli allenamenti personali, dove svolgo il ruolo di Personal Trainer. É un lavoro che mi appassiona e che mi piace, in attesa di ricevere la chiamata giusta da qualche squadra di calcio!
Aneddotto
Per preparare la finale di Pistoia, la società scelse come sede del ritiro l’Isola d’Elba dove passammo una settimana stupenda. Ovviamente, appena arrivati in hotel il dirigente accompagnatore Fabbriciani ci avvisò: “ Ragazzi, siamo venuti in ritiro e per prepararci ad una partita così importante. Mi raccomando tenete alta la concentrazione ecc….”.
Più che un ritiro, quella fu una mini vacanza perchè, oltre ad allenarsi, giocavamo a tennis, facevamo il bagno e prendevamo il sole sugli scogli, tanto che una volta dissi a Pino (Pellicanò) che da un lato non mi potessi buttare, perchè mi ero scottato!!!Tutto questo servì per unire il gruppo in modo incredibile e per darci la grande consapevolezza di vincere la finale.
I ragazzi del 1998 rappresentano per noi tifosi aretini un pezzo di storia indelebile, li sentiamo vicinissimi perchè dettero tutto per la maglia e ci fecero vivere una delle giornate più belle della nostra vita.
Grande Michele, vola per Noi!! Forza Arezzo!!
di David Bondi