Alò che s’arbeve – Trasferta di Busto Arsizio
Ancora una volta gli impareggiabili tifosi amaranto dovranno viaggiare nel profondo nord a sostenere il Cavallino. Busto Arsizio si trova 20 km a Nord ovest dalla cintura di Milano e a nord est da Novara: dalla stazione di MilanoCentrale si può andare a Busto in treno (mezzora a 4 €), lo stadio “Carlo Speroni” è accanto alla stazione oppure in pullman (40 minuti 6 €). Busto Arsizio è un grosso comune di 85000 abitanti in provincia di Varese, situato accanto al buco del sedere dell’immenso aeroporto internazionale MilanoMalpensa, (eccitante sarebbe andare a vedere l’Arezzo in aereo). Il nome Busto deriva dal latino “defunti da bruciare “e la città è oggi un centro tessile di grande rilevanza nel mondo per la produzione di cotone e fibre sintetiche, Il periodo di massimo splendore è vissuto sotto il dominio degli Sforza, quando cioè la città riesce a fiorire nei commerci del cotone; nel 1630 un’epidemia di peste causò una grave crisi, risolta due secoli più tardi con lo sviluppo delle industrie tessili e meccaniche per la produzione del cotone per i filati, le camicie, le calze, i tessuti e le maglie. Per gli aretini che girellano in centro, Busto ha la fortuna di ospitare l’edificio rinascimentale più bello della Lombardia; il Santuario di Santa Maria di Piazza databile al 1517, e il cui interno è abbellito da ricchi affreschi e da opere di scultura e di pittura di grandi maestri del rinascimento. Da visitare anche la Basilica di San Giovanni Battista edificata tra il 1609 bellissima opera barocca, all’interno la chiesa è coperta con volte a botte e a vela, le tre navate sono separate da file di piloni ionici e da colonne di marmo, belle le sei cappelle laterali, simmetricamente contrapposte, altrettanto nota è la Chiesa di San Michele Arcangelo, realizzata in ciottoli, è in perfetto stile barocco, che si dimostra nella bella facciata esterna, e nei pregevoli stucchi interni, il suo bel campanile invece è in stile romanico. Oltre alle chiese Busto Arsizio vanta diversi palazzi e ville davvero molto belli: Villa Ottolini-Tosi costruita seguendo il modello di un castello medioevale in stile neogotico lombardo, poi la sontuosità di Villa Leone, adornata da cornici dall’estroso architetto Silvio Gambini.
Per chi si vuole riposare al fresco niente di meglio del Parco Museo del Tessile, museo bello ed interessante, che consiglio di visitare, con esposizione di macchine antiche per la lavorazione tessile del cotone, adiacente c’è un parco bellissimo che è il parco più grande a disposizione dei Bustocchi, ricco di aree verdi, immerso nella natura, perfetto per rilassarsi.
Al ristorante la cucina bustocca è fatta di tradizioni e rituali, una cucina anticamente poverissima, così come la polenta era il cibo della gente povera di campagna, il riso era il cibo dei più raffinati e ricchi cittadini… e dato che il riso voleva dire ricchezza, fuori dalle chiese si iniziarono a lanciare chicchi di riso agli sposi. Come antipasti troviamo il salame prealpino, l’antica coppa bustese, il lardo contadino bustese, il violino di capra che è un particolare tipo di prosciutto prodotto prevalentemente nella Val Veddasca, si ottiene dalle cosce di capra allevate allo stato brado, il pan Dorà, la bistecca dei poveri, è pane raffermo impanato e fritto come una cotoletta, servito con un velo di lardo sciolto, una pazzesca golosità ancestrale, il pancot di pane duro e ortaggi avanzati rosolati con la pappa al pomodoro lombarda. Nei primi, Pulti Fasoeu e Verzi, polentina col farro, osso di manzo, lardo, fagioli e qualche cotenna di maiale stufata con le cipolle, la polenta con i brüscitt, polenta e carne di manzo a piccoli dadini, la pasta rostida, soffritto di cipolla e pancetta tesa, sfumata, con la pasta al dente e patate bollite, crespelle agli asparagi di Cantello con gli asparagi bianchi più buoni d’Italia, risotto delle monache del Sacro Monte, fatto con i segreti custoditi nei conventi, dove la croccantezza delle noci intere si unisce alla morbidezza dei carciofi, il risotto della Gioeubia, riso carnaroli, con salsiccia luganiga a grossi pezzi, una fossa nel piatto e riempita di vino Barbera.
Nei secondi, i bruscitti di Busto Grande, Il piatto è nato dall’ esigenza della donna che lavorava nei campi di cucinare qualcosa che cuocesse molto lentamente sul camino, con lardo pepato, carni di reale, di fustello, di cappello del prete e di diaframma, semi di finocchio selvatico e un bicchiere di vino Gattinara, i pulpeti da verzi, polpette con coppa di manzo, lardo, prezzemolo, pane grattugiato, chiaro d’uovo, formaggio, verza e burro, lo stufato in concia, o stufato dei promessi sposi, che cucinava la futura sposa, prima del matrimonio, elaborato piatto di coppa di manzo, rosmarino, alloro, erba salvia, bacche di ginepro, pancetta, 1 cipolla, chiodi di garofano, patate e vino Squinzano, la rustisciàna, fatta con cottura lunghissima di carne di maiale, cipolle e pomodoro, lo stufato d’asina, un gulash di asino con tante cipolle e aromatizzato con la paprika, i mondeghitt, con carne arrosto, pane grattugiato a mano e la fedeghina bustocca, una mortadella di fegato, il ganassino, un guanciale di manzo tenero e gustoso e poi il cappone della Valceresio coi funghi, la faraona alla Valcuviana, gli uccellini scapati, il coniglio in salmì. Per i dolci tipici abbiamo il dolce di Varese, di consistenza soffice, nell’impasto granella di nocciole e burro fresco, i brutti buoni di Gavirate, creati da un pasticcere di Gavirate, che nel 1878 li realizzò, sono composti di albume, mandorle, nocciole, zucchero e vanillina hanno un aspetto irregolare e sono piuttosto friabili e croccanti, vengono sempre incartati in coppia come una grande caramella, il pan di miglio, torta a forma tonda con sciroppo di zucchero e profumata con fiori di sambuco, gli amaretti di Gallarate, sono protetti dal marchio De.C.O. e hanno una parte esterna croccante ed un interno molto morbido e delicato, il dolce croccante di Germignaga mandorle dolci, limone e zucchero caramellato caldissimo. Di ottima qualità il cioccolato prodotto dalla pasticceria Buosi (cioccolatini, tavolette, crema da spalmare etc). L’azienda ha inventato il “Buosino”, una gustosa bevanda, servita in una tazza trasparente, a base di cioccolato e caffè, decorata con schiuma di panna e granella di cioccolato. Per annaffiare tutte queste delizie io consiglio un vino rosso corposo, del posto, eccellente, un nebbiolo superlativo : Vino Rosso Ronchi Varesini IGT Prime Nebbie 2015 (25,00 €) .Di colore rosso granato, dal profumo intenso, ricco di piacevoli sentori di frutta rossa di lamponi, piccoli frutti di bosco rossi e spezie, ha un sapore pieno ed elegante con grande equilibrio tra struttura ed eleganza, ha grazia e raffinatezza, qualità particolari per un nebbiolo legate ai terreni morenici dei ronchi angeresi. E poi tutti imbenzinati si va allo stadio “Carlo Speroni” a prendere la prima vittoria esterna nello stadio che fino al 1945 si chiamava stadio Benito Mussolini e la società si chiamava col nome littorio “Pro Patria et Libertate”.
a cura di Mourigno