Parla il dg Riccardo Fabbro
La prima volta che ho visto il Direttore Generale Fabbro è stata alla conferenza stampa di presentazione del DS Di Bari e di mister Potenza e fin da subito mi ha trasmesso la sensazione di un dirigente organizzato, serio e capace. Poi parlandoci ho avuto la conferma di tutto questo, oltre a scoprire in lui importanti competenze da un punto di vista tecnico e tattico.
Ho sentito il DG di ritorno dalla Lega, dove era stato a depositare l’integrazione della fideiussione che permetterà all’Arezzo di poter aumentare il proprio monte ingaggi.
Qual è stato il primo impatto con Arezzo e con i tifosi?
La città di Arezzo che conoscevo già da prima, non ho ancora avuto la fortuna di scoprirla perchè sono sempre oberato dagli impegni e, pertanto, ho avuto pochissimo tempo per visitare la città, ma mi auguro di poterlo fare quanto prima con la dovuta calma. So bene che Arezzo sia una piazza con una tifoseria calda e passionale, ma le note vicende non ci permettono di vivere tutto l’amore dei tifosi allo stadio, anche se grazie ad Orgoglio Amaranto presente in società mi ha subito trasmesso la voglia di calcio della città.
Che rapporto ha con il calcio e come nasce tale rapporto?
Diciamo che sono nato a pane e calcio, in quanto mio padre è un allenatore professionista (ha allenato per anni le giovanili della Lazio, vincendo anche uno scudetto Giovanissimi Nazionali ed ha allenato in giro per il mondo, in particolar modo in Africa, vincendo una coppa e supercoppa di Algeria) ed ho avuto modo da bambino e da ragazzo di seguirlo e di stare spesso con lui in panchina. Poi ho giocato per anni come portiere nelle giovanili, ho arbitrato per 10 anni e poi mi sono dedicato a svolgere l’attività di consulente finanziario per i calciatori; ho conseguito in seguito il titolo di procuratore sportivo per poter accedere al ruolo di direttore generale ed ho intrapreso l’avventura nel Trapani, come consulente del Presidente per poi essere chiamato dall’attuale proprietà dell’Arezzo per fare il direttore generale della società amaranto. Pertanto, posso dire di avere una visione abbastanza completa del mondo del calcio, sia sotto l’aspetto tecnico-tattico che sotto l’aspetto economico-finanziario.
Mi piace sottolineare che molte mie competenze calcistiche nascono dai tanti libri scritti da mio padre sugli aspetti tecnico-tattici del calcio, perchè molto spesso l’ho aiutato a trascrivere i testi e ciò mi ha permesso di aumentare il mio bagaglio di conoscenze calcistiche.
Come nasce il progetto Arezzo?
Circa un anno fa sono entrato in contatto con Giorgio La Cava in quanto l’ex presidente voleva cercare imprenditori che lo affiancassero nella sua avventura amaranto. Poi la situazione è cambiata ed io, anche per le mie precedenti esperienze nel settore finanziario, avevo avuto contatti con l’attuale proprietà che non aveva mai investito nel calcio, ma alla quale già da tempo avevo proposto investimenti in questo mondo che, a differenza di altri settori, offre una grande visibilità; così nel giro di pochi giorni ha rilevato il pacchetto di maggioranza e, conoscendo le mie competenze nel settore, mi ha proposto questo ruolo prestigioso, dandomi praticamente carta bianca.
Qual è il Ruolo del DG Fabbro?
Il mio è un ruolo di gestione della società, che parte dall’aspetto logistico e finanziario (il DG è laureato in economia) e poi si sposta su quello tecnico, nel quale, però, ho scelto un direttore sportivo di grande esperienza come Di Bari che, a sua volta, ha puntato su mister Potenza. Ovviamente le mie competenze calcistiche mi portano a confrontarmi anche sull’aspetto tecnico con il DS e con il mister, cui, chiaramente, spettano tutte le scelte. Per il resto le dico che, da giornalista (iscritto all’albo dal 2007) mi piace puntare molto sulla comunicazione perchè ciò avvicina molto la società ai tifosi.
Che rapporto ha con la precedente gestione?
Come detto ho avuto ed ho rapporti con il presidente La Cava e devo ringraziare il segretario Zinci che mi aiutato nel disbrigo delle pratiche più urgenti. Per il resto non ho avuto alcun contatto con il precedente Direttore Generale, ma sto gestendo, ovviamente, tante questioni legate alla vecchia gestione.
Com’è amministrare una società di calcio in tempo di Covid?
E’ veramente molto difficile perchè non ci sono entrate, gli sponsor si avvicinano poco o nulla proprio per l’impossibilità di poter aprire gli stadi, ed, infatti, quest’anno abbiamo sottoscritto un solo contratto di sponsorizzazione e sarà il main sponsor a immettere liquidità nelle casse.
Inoltre, sono aumentati in modo esponenziale i costi legati all’emergenza Covid; basta pensare che siamo tenuti a fare un ciclo di tamponi ogni 3 giorni ed ogni ciclo ci costa circa 3000 euro, pertanto, da qui alla fine della stagione, sempre che non si fermi tutto nuovamente, potremmo arrivare a spendere circa 300.000,00= che rappresentano il costo di un ottimo giocatore di B. Quindi, le difficoltà economiche sono elevatissime.
Si parla di serie B a 2 gironi, cosa ne pensa Fabbro?
Intanto, penso che siano improponibili 60 squadre in lega pro ed oltre 100 squadre professionistiche; infatti, ogni anno ne muore qualcuna, ci sono difficoltà enormi per moltissime, ma nessuno riesce mai a trovare una soluzione. Sono anche dubbioso sulla possibilità di una serie B a 40 squadre, perchè raddoppiando le società partecipanti, si andrebbero a dimezzare gli introiti derivanti dalle TV o dalle sponsorizzazioni, quindi, la cosa penso sia di difficile realizzazione. Secondo me prima di parlare di una B a 40 squadre, si dovrebbe rivedere completamente la Lega Pro dove, ripeto, 60 società sono veramente tante.
Cosa vuol fare l’Arezzo per il settore Giovanile?
Il settore giovanile deve rappresentare il punto di forza di una società, tenuto conto che quest’anno ci sarà la Primavera e non la Berretti e, pertanto, nelle giovanili ci dovrebbero essere giocatori già pronti ad aiutare la prima squadra. Vorrei che in caso di assenza di 3 giocatori, non si debba andare a giocare con 19 elementi, ma si possano portare in panchina 3 ragazzi della Primavera, capaci di poter sostenere spezzoni di partite in Lega Pro.
Proprio per valorizzare i ragazzi del territorio, lunedì 27 settembre ho convocato in sede i rappresentanti delle formazioni giovanili che militano ad Arezzo ed intorno al capoluogo, per fare il punto della situazione e cominciare ad intraprendere un cammino insieme perchè non esiste che per le giovanili dell’Arezzo si debbano prendere ragazzi da fuori regione e non puntare sui tantissimi giovani che giocano intorno alla nostra città.
La mia idea è quella di creare un Accademy che valorizzi i nostri ragazzi che dovranno essere il serbatoio della prima squadra. So che la strada è lunga e tortuosa, ma sono convinto che insieme potremo raggiungere questo splendido obiettivo.
Come state costruendo il nuovo Arezzo?
Come ben sapete la rosa dell’Arezzo era molto ampia e con alcuni contratti pesanti. Siamo riusciti, anche grazie alla volontà dei ragazzi, a far rinnovare i cosiddetti senatori che hanno sposato il nostro progetto sportivo e societario, abbiamo rescisso alcuni contratti, abbiamo ceduto un giocatore (Caso) perchè ce lo ha chiesto direttamente il ragazzo ed abbiamo tempo fino al 5 ottobre per rinforzare la rosa e fare un campionato competitivo.
Purtroppo siamo partiti tardi – tenuto conto quando vi è stato l’effettivo insediamento di Fabbro – e, quindi, alcuni obiettivi di mercato che ci sarebbero stati molto utili, si erano già sistemati; ritengo che Sanè sia un ragazzo con colpi eccezionali che, però, deve essere valorizzato in campo e voglio precisare che abbiamo soltanto due giocatori in prestito proprio perchè vogliamo dare continuità, così come voglio scommettere in da ora su Raja, che ha numeri eccezionali – è un giocatore, parole del DG -, ma deve irrobustirsi per giocare da protagonista in serie C e per me crescerà molto Picchi che ha avuto molte difficoltà lo scorso anno, ma che ho visto allenarsi con un piglio ed una voglia pazzeschi.
Devo, però, mettere in evidenza che si tratta in generale di un mercato atipico perchè molto ingessato, girano pochi soldi e dobbiamo individuare i giocatori giusti che si integrino velocemente nel credo tattico del mister. E, comunque, con gli acquisti che ho in mente, arriveremo ad un budget di circa 2 milioni di euro, che, però, è in linea con la categoria.
Indipendentemente dai risultati sportivi, quali sono gli obiettivi dell’Arezzo nel lungo termine?
La proprietà, che è solida e pronta ad investire dove necessario, vuole un programma a lungo termine che dia continuità a tutto il progetto. Io voglio lavorare ad Arezzo per tanto tempo perchè ho in mente obiettivi importanti ed ambiziosi, ma per prima cosa dobbiamo essere organizzati e continuare con quella trasparenza e quella chiarezza, di cui i tifosi hanno bisogno e che abbiamo mostrato fin dal nostro insediamento.
La nuova proprietà è venuta per fare calcio ad Arezzo e, come detto, le parole d’ordine che mi sento di pronunciare adesso sono stabilità e continuità. Per fare ciò, però, oltre ad appoggiarsi alla solidità dei nuovi proprietari, voglio coinvolgere tutte le realtà imprenditoriali aretine che, sentendo una sicurezza societaria, investano volentieri, rafforzando il legame tra il territorio e la squadra. La strada non è semplice, ma io starò qui per tanto tempo!
E noi caro Direttore le auguriamo un grandissimo in bocca al lupo! Forza Arezzo!
di David Bondi