Abbiamo bisogno di Kozàk


Dopo aver passato il caldo mese di luglio a risolvere il rebus sull’identità della punta, è arrivato ad Arezzo un robusto armadio di 192 centimetri che ha scatenato l’immaginazione dei tifosi.

Questo giocatore imponente, con un passato di spessore, si è rivelato un colpo di mercato capace di galvanizzare gran parte della tifoseria. Le sue gesta in Italia, soprattutto durante la sua permanenza a Roma con la Lazio, sono rimaste impresse nella memoria collettiva. Un calciatore ardente e generoso, pronto a battersi con determinazione in area di rigore e ad affrontare ogni contrasto senza paura. Indimenticabili i suoi scontri con Bonera e Legrottaglie durante un MilanLazio, che fecero infuriare persino Galliani e costrinsero entrambi i rossoneri in ospedale. 

È stata però una scelta che mi ha colto di sorpresa. Il profilo della punta ceca rappresenta una discontinuità rispetto alle scelte a cui in questi due anni ci ha abituato Giovannini. Ammetto che vedere un veterano di 34 anni, con un passato glorioso ma nella parabola discendente della carriera, quella dei campionati “secondari”, che ha dovuto combattere con molti importanti infortuni, mi fa venire dubbi sulla sua affidabilità facendomi tornare in mente il fallimento dell’operazione Cerci (“la ciliegina sulla torta”). Con il conseguente ritorno a farmi visita delle preoccupazioni con le quali il tifoso amaranto era solito passare il mese di Agosto, almeno fino al recente passato. Poi la ragione ha preso il sopravvento.

Tornando indietro di pochi anni, se da una parte abbiamo l’esperienza poco felice dell’allora 33enne Henry di Valmontone, ci conforta ricordare la venuta (discesa) ad Arezzo di un altro illustre giocatore, con un passato (e una barba) altrettanto notevole. L’arrivo di Moscagol allo stadio Comunale fresco dei suoi 36 anni, ci ha regalato momenti di estasi con reti che sono entrate di diritto nella storia amaranto. 

Il nuovo corso dell’Arezzo targato Manzo si caratterizza per una società attenta e una rosa costruita con cura, scelte oculate nella costruzione del gruppo sotto il profilo caratteriale, lasciando poco al caso. Le squadre plasmate da Giovannini incarnano la razionalità, con la promozione della scorsa stagione che è maturata mattoncino dopo mattoncino, senza dipendere da gesti eclatanti di singoli. Personalmente, apprezzo molto questa razionalità, poiché è sinonimo di sostenibilità e pianificazione. Tuttavia, il calcio è anche emozione, ed è per questo che la rinascita di Libor, flagellato dai troppi infortuni sfortunati lungo la sua carriera, avrebbe un significato romantico che tanto piace a noi tifosi. 

Auguro a noi e a Libor di rivivere le gesta del Mosca, che sulla collina di San Cornelio visse una seconda giovinezza attraverso balistiche prodezze. Abbiamo bisogno di questa rinascita, così come ne ha bisogno il buon Libor, che in un’intervista di qualche mese fa ipotizzava persino il ritiro. 

È incoraggiante vedere che abbia scelto di trasferire la sua famiglia in Toscana, e averlo visto già per le vie del centro storico fa simpatia. Le prime interviste suggeriscono che sia un ragazzo serio e maturo, conscio delle sue numerose responsabilità. Oltre a concretizzare le azioni avrà l’onere di contribuire a creare un buon ambiente nello spogliatoio e a far maturare i tanti giovani. Va aggiunto al piatto l’ampia copertura mediatica sull’operazione data dai media nazionali che porta luce sia all’Arezzo che ai suoi sponsor. Quindi benvenuto Libor!

Un’altra storia affascinante che la tifoseria attende con impazienza è la maturazione calcistica di Pattarello. Abbiamo imparato a voler bene a Emiliano, figliol prodigo. Sotto sotto eravamo tutti dispiaciuti quando la società è stata severa nei suoi confronti nella scorsa stagione, adesso attendiamo il lieto epilogo a suon di gol. 

Pertanto, se uniamo alla razionalità di Giovannini l’emozione che giocatori come Kozàk e Pattarello possono portare, considerando che stiamo parlando della maglia numero 9 e numero 10 dell’anno del centenario, la stagione non sarà semplicemente di transizione, ma sarà un successo.

di Cesare Lelli